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Botta e risposta sulla gestione rifiuti, Pellegrino replica al presidente di Valle Crati

Crescenzo Pellegrino

Continua il botta e riposta sul tema della gestione del servizio rifiuti. Crescenzo Pellegrino, in veste di Presidente della sezione “Energia, Chimica e Ambiente” di Uniundustria Calabra risponde alle parole di Maximiliano Granata

 

RENDE – «A leggere le reiterate dichiarazioni del presidente del consorzio Valle Crati in materia di rifiuti e di qualità ed economicità della gestione pubblica contro gli sprechi di quelle private, il primo rimando della memoria è a Fedro ed alla saggia morale che traspare dalle sue “favole”». Inizia così la lunga nota di Crescenzo Pellegrino: «Nello specifico sembra trovare calzante attualità quella secondo cui “ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l’altra dietro, ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui”».

«D’altra parte – scrive Pellegrino – la storia è storia ed ognuno reca e testimonia la propria, nel bene e nel male. Veniamo ai fatti riguardanti la gestione del servizio di trattamento e recupero della Rur (rifiuto urbano residuale) e della Ford (frazione organica da raccolta differenziata) nell’ATO 1 di Cosenza. La stessa è affidata a due impianti. Il primo è quello pubblico di Rossano, sito in località Bucita di Rossano-Corigliano, tratta mediamente 100 tonnellate/giorno di Rur e 25 di Ford. gestito dalla società Ekrò che, riceve i rifiuti urbani dai circa 40 Comuni della fascia Jonica. Conferisce gli scarti di lavorazione nelle discariche pubbliche attualmente a servizio dell’ATO (S. Giovanni in Fiore e Cassano). Il secondo è l’impianto privato ad uso pubblico sito nell’area industriale di Rende, tratta mediamente 250 tonnellate/giorno di Rur e 200 di Ford. E’ di proprietà della società Calabra Maceri e Servizi che ne cura la gestione. Conferisce gli scarti di lavorazione nelle discariche pubbliche attualmente a servizio dell’ATO (S. Giovanni in Fiore e Cassano)».

«Ambedue gli impianti hanno un contratto prorogato. Tanto gli stessi privati che Unindustria Calabria, hanno chiesto più volte che gli stessi venissero messi a gara con le connesse attività. Lo smaltimento degli scarti di lavorazione, di cui tanto si parla in questi giorni, rappresenta un problema importante nella gestione dei rifiuti urbani nell’ATO 1 Cosenza. Da oltre sei mesi, è la vera criticità che non permette la piena operatività dei due impianti di Rossano e Rende. Infatti, se non si riesce ad allontanare gli scarti dagli impianti di trattamento, si finisce per ridurne la potenzialità fino a causare il blocco delle attività come è successo nelle scorse settimane. Qui si innescano, purtroppo, i problemi indotti da un certo tipo di modus operandi della gestione pubblica».

«Il presidente del consorzio Valle Crati, proprietario e gestore della discarica pubblica di San Giovanni in Fiore, nonostante l’ordinanza contigibile ed urgente del presidente Santelli tesa a rendere immediatamente disponibile la stessa, poneva in atto una serie di ostacoli artificiosi al solo fine di impedirne l’utilizzo. Vi è inoltre da segnalare e rilevare che, mentre il prezzo di conferimento degli scarti di lavorazione degli impianti alle discariche pubbliche (la cui gestione è affidata a privati) è notoriamente basso, compreso tra 30 e 35 euro per tonnellata, alla discarica pubblica di San Giovanni in Fiore (gestita da un ente pubblico, appunto il Consorzio Valle Crati) il prezzo chiesto dal Consorzio era di 112 euro/tonnellata per il periodo dei conferimenti da luglio 2019 a febbraio 2020 e di 75 euro/tonnellata a partire dalla ripresa delle attività dello scorso mese di maggio».

«La domanda sorge spontanea. Come è possibile che ciò accada? In base a quale giustificazione dei costi si arriva a esporre delle tariffe così tanto più elevate a scapito del costo complessivo del sistema che si riversa sui Comuni che si vedono così costretti ad aumentare le tasse ai cittadini? Noi privati viviamo di mercato aperto, siamo abituati a concorrere in maniera leale e nel pieno rispetto delle regole. Sappiamo bene che al primo posto c’è la soddisfazione del committente e dei cittadini rispetto ai servizi resi e che per essere competitivi occorre aumentare l’efficienza contenendo il più possibile i costi perché i nostri bilanci non vengono ripianati con risorse pubbliche, magari aumentando le imposte».

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