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“Riparti Calabria” delude tra burocrazia e criteri. In molti hanno rinunciato a fare domanda

PMI

Poco meno di 17mila PMI hanno fatto accesso al bando per ottenere i 2mila euro a fondo perduto prevista dal “Riparti Calabria” che ha deluso le aspettative tra burocrazia e criteri per accedere al fondo che hanno scoraggiato molte aziende. E ora per le PMI c’è il problema della liquidità

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COSENZA – Lo stanziamento di 40 milioni di euro inserito nella misura di sostegno economico “Riparti Calabria”, messa in campo dal governo regionale per rilanciare le piccole e medie aziende calabresi e dare linfa al tessuto imprenditoriale regionale, è rimasta una mezza incompiuta ed ha deluso le aspettative. Non solo l’atteso click day si è chiuso senza il previsto boom di domande, ma si è andati addirittura sotto le aspettative visto che solo poco meno di 17.000 imprese calabresi, su 200.000, hanno presentato domanda al bando che assicurava una copertura per 20.000 aziende con lo stanziamento di 2.000 euro a fondo perduto per le attività costrette a rimanere ferme dal lockdown causato dall’emergenza sanitaria.

La misura economica è stata bocciata anche dalla Confapi Calabria per la troppa burocrazia e i criteri per ottenere il sussidio che ha scoraggiato moltissimi aziende che hanno preferito addirittura non presentare proprio la domanda. Per la Confederazione italiana della piccola e media industria privata i dati delle domande parlano da soli. Per molte aziende, inoltre, nel momento di presentare la domanda è stato impossibile sottoscrivere l’autocertificazione e attestare la regolarità del pagamento di tasse e contributi, requisito indispensabile per godere del beneficio previsto di 2.000 euro.  Il sistema scelto è sbagliato, troppi i codici Ateco (la carta d’identità di ogni azienda) che individuano i settori economici rimasti fuori dalle misure. La regione avrebbe dovuto consultare a monte le banche dati, che esistono, e sono costantemente aggiornate per una fotografia reale delle imprese calabresi che possono realmente accedere. Il problema grosso adesso è quella della liquidità che resta il nodo principale nel nostro sistema delle imprese – ha detto il vicepresidente nazionale Francesco Napoli. Serve uno scossone forte e un’azione regionale in grado di dare risposte in tempo reale e con la cancellazione di una burocrazia insopportabile. La piccola e media impresa e  il sistema produttivo chiede regole chiare, semplici e veloci.

Sul flop del Riparti Calabria il deputato di italia Viva Nicola Carè ha parlato di “una situazione sicuramente anomala se si tiene conto della grave crisi occupazionale, acuitasi nel corso dell’epidemia Covid-18, che investe il Mezzogiorno e la Calabria da diverso tempo. Dalla presentazione da parte degli imprenditori calabresi di un numero di domande palesemente inferiore a quelle previste scaturiscono due linee di intervento non più rinviabili: da una parte la necessità di sburocratizzare il Paese e dall’altra quella di ridurre drasticamente la pressione fiscale, in modo particolare sulle piccole e medie imprese. Occorre – ha sottolineato Carè – adottare misure definitive a sostegno dello sviluppo economico del Mezzogiorno e della Calabria. Non misure assistenziali, ma provvedimenti equi e azioni concrete per le imprese che puntino al rilancio dell’economia e dell’occupazione”.

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