Il fondatore di Emergency replica a sua volta al presidente ff della Regione Calabria: “Spirlì non sa che Emergency è arrivata in Calabria prima di lui. Noi non facciamo ospedali da campo, ma ospedali di eccellenza”
CATANZARO – Il presidente ff della Regione Calabria, Antonino Spirlì, non ha mai nascosto una sorta di astio (nemmeno tanto velata) nei confronti del fondatore di Emergency, Gino Strada – da quando la richiesta di aiuto alla Onlus è stata avanzata a gran voce da tutto il popolo calabrese – tanto da ribadire ripetutamente quanto la sua presenza non fosse necessaria perché “non ci servono medici missionari africani, non abbiamo bisogno di essere schiavizzati nella nostra sanità”. “Gino Strada arriva in Calabria a dare una mano alla Protezione Civile per l’ospedale da campo di Crotone, il resto sono slogan e titoli sui giornali che non servono ai calabresi“. Così ha ribattuto Spirlì, intervenendo in una trasmissione su Raiuno. “Della riorganizzazione sanitaria della regione – ha aggiunto Spirlì – si occuperà il commissario ad acta, Guido Longo”.
Strada a Spirlì: “Emergency in Calabria? É arrivata prima di lui”
Gino Strada non esita a replicare al presidente ff della Regione Calabria, Antonino Spirlì, restio a ricevere i soccorsi di Emergency in Calabria. “Sono affermazioni false – ha detto Strada – Spirlì non sa che Emergency è arrivata in Calabria prima di lui. Noi non facciamo ospedali da campo, ma ospedali di eccellenza. Qui in Calabria serve un cambiamento radicale, non basteranno interventi minimali. I calabresi ora vedono il loro diritto alla salute compromesso. L’intervento che andrà fatto è quello di ricominciare a coltivare la sanità pubblica e non la privata. Emergency lavora in Italia da più di 15 anni, i governi non ci hanno mai considerato. Questa volta sì, per far fronte a un’emergenza straordinaria”.
Emergency è in Calabria “perché ce lo hanno chiesto: siamo nell’unica Regione al mondo che destina il 70% del suo bilancio alla Sanità, con risultati fallimentari“. La gente “scende in piazza, fa i cortei in auto in zona rossa invocando il diritto alla Salute: anche il governo si sarà fatto qualche domanda. Del resto Conte mi ha detto: ho parlato con Macron, per prima cosa mi ha chiesto della Calabria“. Lo dice in un’intervista il fondatore dell’associazione umanitaria italiana, Gino Strada. Tuttavia dire la Calabria come l’Afghanistan è “un paragone stupido – sottolinea -. C’è certamente una questione criminale, le cosche sono state sottovalutate, fiancheggiate, tollerate. In certe aree hanno aperto e gestito laboratori di analisi e cliniche”.
Biondo: “bene denuncia di Strada su ospedali chiusi”
“Le dichiarazioni di Gino Strada sulla opportunità di riaprire alcuni degli ospedali calabresi, che con la spending review avviata nel 2008 sono stati chiusi e non riconvertiti in Case della salute, rappresenta una denuncia dello spreco di risorse pubbliche perpetrato in Calabria da parte dello Stato”. Lo sostiene Santo Biondo, segretario generale della Uil calabrese.
“Intendiamoci non siamo dell’idea – prosegue Biondo – dell’ospedale di ‘quartiere’. Ma in questi lunghi anni nel Servizio sanitario regionale, nel mentre da una parte si stringevano i cordoni della borsa pubblica chiudendo gli ospedali e bloccando le assunzioni di personale sanitario, dall’altra parte dalla stessa borsa si tiravano fuori risorse economiche a iosa per fare spesa pubblica improduttiva. Pertanto possiamo dire che: si è ‘risparmiato’ sul debito buono, per creare poi debito cattivo. La fotografia scattata da Strada, icona nazionale, nelle prime ore dal suo arrivo in Calabria, è l’immagine più autentica di ciò che serve per rimettere sul binario della correttezza e della legalità il nostro servizio sanitario regionale”.
A giudizio del segretario generale della Uil “bisogna assumere e stabilizzare il personale sanitario che a sua volta serve per riaprire alcune strutture ospedaliere chiuse. Più ospedali con più personale insieme, poi, significa riordinare il rapporto con le strutture private, ridurre la spesa per mobilità sanitaria extra regionale, abbattere le liste d’attesa. Dunque evitare spreco, far risparmiare denaro pubblico allo Stato, per curare meglio i calabresi. Allora bisogna agire subito e bisogna farlo non solo per fronteggiare l’emergenza, che è urgente, ma, soprattutto, per programmare nella nostra regione la ripartenza sanitaria dopo la pandemia. Perché gli investimenti nella sanità vanno progettati e realizzati pensando anche al dopo Coronavirus. Lo diciamo da tempo riaprire gli ospedali che sono stati chiusi e non riconvertiti in Case delle Salute”.
