Sono i dati che emergono da un’analisi Cerved. La Calabria, in percentuale, è la regione con la più alta infiltrazione della criminalità organizzata, divenendo facile preda di usurai e di organizzazioni dedite al riciclaggio di denaro sporco
COSENZA – Oltre a causare migliaia di morti in Italia, il coronavirus ha provocato un’impennata dell’infiltrazione della criminalità organizzata nei ristoranti. A soffrire maggiormente, in tempo di pandemia, è proprio la Calabria che diventa ancora più vulnerabile al racket e alle estorsioni, divenendo una più facile preda di usurai e di organizzazioni dedite al riciclaggio di denaro sporco. E’ quanto emerge da una analisi di Cerved che ha recentemente acquisito Hawk, società specializzata in soluzioni modulari per soddisfare tutti i requisiti previsti dalla normativa italiana.
La combinazione dei dati e delle conoscenze di Hawk e di Cerved ha permesso di mappare i ristoranti che potrebbero avere maggiori problemi di liquidità ed essere dunque più vulnerabili ai traffici della malavita.
Sono circa 9.000 i ristoranti resi vulnerabili alle infiltrazioni criminali a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. Il dato si aggiunge ad altre 6.000 attività che già prima del lockdown erano molto fragili finanziariamente: in tutto 15.000 imprese della ristorazione, quasi la metà delle 33.000 che operano come società di capitale. In cifra assoluta i ristoranti oggi a rischio si trovano soprattutto nel Lazio (2.116), in Lombardia (1.370) e in Campania (1.098), mentre in percentuale le regioni più colpite sono Calabria (40%) e Sicilia (38%), dove maggiori sono le infiltrazioni della criminalità organizzata. La percentuale di mancati pagamenti nel comparto, infatti, ha raggiunto il 73% contro il 45% di media (nel picco di maggio) del resto delle Pmi, e secondo le stime i ricavi subiranno un crollo del 56%.
L’emergenza da Covid19 ha introdotto “nuovi rischi di riciclaggio e ne ha accentuati altri già presenti”, spiega Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved. “La crisi economica seguita alla pandemia -aggiunge – rappresenta infatti un terreno fertile per la criminalità, che grazie all’ampia disponibilità di denaro contante derivato da attività illegali può acquisire facilmente la proprietà o il controllo di società in difficoltà finanziaria
