É quello che emerge dalle indagini delle Dda di Catanzaro nella maxi-operazione contro la ‘ndrangheta coordinata dal procuratore Nicola Gratteri
CATANZARO – “Fra’…ora noi dobbiamo parlare con Cesa, io mi devo risolvere il problema di mio figlio e gliela dobbiamo mettere anche sul piano Fra’ che noi qui dobbiamo tenere un partito, dobbiamo tenere una segreteria… dobbiamo tenere …mio figlio è disoccupato, io ho un mezzo…”. É la conversazione intercettata – agli atti dell’inchiesta “Basso profilo” – in cui Tommaso Brutto, consigliere comunale di Catanzaro, che é tra le persone finite ai domiciliari, si rivolge all’assessore regionale al Bilancio Franco Talarico per chiedergli d’intercedere con Lorenzo Cesa, ex segretario nazionale dell’Udc, a proposito di una questione riguardante il figlio.
Intanto partono oggi gli interrogatori di garanzia dell’inchiesta “Basso profilo”, la maxi-operazione contro la ‘ndrangheta in cui sono coinvolti esponenti del mondo politico calabrese, imprenditori e professionisti e che ha portato all’arresto in carcere di 13 persone e 35 ai domiciliari, mentre nei confronti di altri due indagati è stato disposto un divieto di dimora ed un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Talarico arrestato di spicco, Cesa indagato
Centrale, anche per gli sviluppi dell’indagine della Dia e della Guardia di finanza, coordinate dalla Dda di Catanzaro, è l’interrogatorio di uno degli arrestati di spicco, l’assessore regionale al Bilancio Franco Talarico, dell’Udc, accusato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso e scambio elettorale politico mafioso.
Talarico é stato anche presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ha un rapporto di stretta vicinanza con Lorenzo Cesa, indagato nella stessa inchiesta, ma il cui interrogatorio non è stato ancora fissato. Cesa, accusato anche lui di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, ha chiesto di essere sentito dai magistrati per poter chiarire il più presto possibile la sua posizione. Nel frattempo, si è dimesso dalla carica di segretario nazionale dell’Udc.
Il finanziere in pensione la “talpa”
Un’altra figura di spicco dell’inchiesta é Ercole D’Alessandro, finanziere in pensione, che, secondo quanto é emerso, avrebbe gestito una vasta attività illegale che va dagli accessi alle banche dati alle notizie confidenziali. Dalle carte della Dda emerge la disinvoltura con la quale D’Alessandro discute con l’imprenditore Antonio Gallo, un altro dei personaggi-chiave, delle indagini che lo riguardano nell’ambito di un’iniziativa imprenditoriale da avviare assieme al notaio di Catanzaro Rocco Guglielmo, accusato di più ipotesi di trasferimento fraudolento di valori aggravate dal metodo mafioso.
