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Diplomi a 2mila euro, soldi consegnati nelle bottiglie di Rum. Arrestato ispettore del MIUR

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Un diploma costava circa 2.000 euro e dal 2014 potrebbero essere quasi 30mila i titoli “venduti”. Nell’inchiesta ribattezzata Diacono è emerso anche come alcuni indagati si sarebbero prodigati per far trasferire la dirigente del Miur Calabria, Maria Rita Calvosa, a Roma. La consegna dei soldi all’ispettore avveniva all’interno di confezioni di bottiglie di rhum o in telefonini e questo rappresentava il prezzo della corruzione

 

VIBO VALENTIA – E’ partita dagli arresti e dal ritrovamento, nello scorso luglio, di un arsenale nella sede dell’Accademia Fidia e di 202mila euro in contanti, l’indagine denominata “Diacono” scattata nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli, che ha portato alla luce una presunta compravendita di diplomi e altri titoli scolastici. In manette è finito anche l’ispettore del Miur, Maurizio Piscitelli, nella cui abitazione in Campania sono stati trovati 160mila euro in contanti. Secondo quanto emerso dalla indagini, Piscitelli “aveva il compito di controllare l’istituto Fidia per tentare di dimostrare la legittimità dell’Accademia”. Proprio grazie alla corruzione dell’alto funzionario del M.I.U.R, il quale è incaricato, fra l’altro, delle attività ispettive e del controllo degli istituti provati accreditati al MIUR, sono state agevolate e rese possibili tutte le condotte illecite.

Un “appoggio” per scalare la graduatoria al Miur

Sarebbe stato un vero e proprio patto corruttivo quello messo in atto dall’ispettore del Miur Maurizio Piscitelli, da Giovanni Carbone e dalla dirigente dell’Usr Calabria. Ne sono certi gli investigatori dell’Arma e della Procura di Vibo che hanno documentato l’episodio. Carbone aveva partecipato nel novembre 2020 al concorso per ispettore del Miur riuscendo a piazzarsi al settimo posto non entrando nella cerchia dei tre vincitori. E pertanto si sarebbe rivolto a Piscitelli, componente della commissione giudicatrice, per fare in modo di scalare la graduatoria. Cosa che avvenne, tant’è che dal settimo arrivò al quarto posto. Ed è qui che, in base all’attività investigativa, entrerebbe in campo la Calvosa, presidente della stessa commissione. “Piscitelli per aiutare Carbone ad acquisire la qualifica – sostengono gli inquirenti – ha tenuto una duplice condotta costituente reato: la prima, avente ad oggetto un abuso d’ufficio laddove ha aiutato Carbone a salire nella graduatoria e la seconda avendo corrotto Calvosa, con la promessa di un suo trasferimento verso Roma, per far acquisire il terzo posto in graduatoria a Carbone”. In una intercettazione Piscitelli riferiva a Carbone l’esito del suo intervento: “Allora, innanzitutto siamo saliti dal settimo…perché io gli ho detto guarda è vergognoso considerando la persona. la statura, considerando il peso che ha nel mondo culturale, nel mondo della scuola, dell’istruzione“. Piscitelli, evidenzia poi che per tentare di far nominare ispettore Carbone debba portare “argomentazioni convincenti” per poter “stringere” una donna di cui non viene fatto il nome ma poi identificata in Maria Rita Calvosa: “Ora siamo rimasti che io per martedì le devo portare argomentazioni convincenti, però. Ho preso altro tempo Gianni, perché questi signori la devono stringere”. Piscitelli aggiunge: “Allora lei sai cosa vuole? Lei vuole avere almeno una promessa che se ne va a Roma?”. E rilevano gli inquirenti, dalle parole dell’ispettore del Miur emerge “un allarmante quadro di scambio di favori“. Carbone, in qualità di partecipante al concorso, e “sfruttando anche i suoi legami di natura massonica, a sua volta “si relazionava, su indicazione del Piscitelli, con dirigenti centrali del Miur, al fine di fare ottenere alla Calvosa l’utilità consistente un ruolo dirigenziale a Roma”.

Diplomi e titoli al costo di 2mila euro

L’indagine ha anche stabilito che un singolo diploma costava sui 2.000 euro, evidenziando la presenza di “legami massonici tra alcuni degli indagati. L’indagine ha evidenziando la presenza di “legami massonici tra alcuni degli indagati. Nel luglio scorso, infatti, a casa di Licata – è stato riferito nel corso di una conferenza stampa – sono stati rinvenuti mantello, guanti, medaglioni e il legame tra questi e alcuni degli arrestati nasce proprio attraverso la massoneria. Inoltre è stato documentato, anche se gli accertamenti al momento non sono conclusi, che ci si era prodigati per far trasferire la dirigente del Miur Calabria, Maria Rita Calvosa, a Roma attraverso questa fratellanza e pertanto erano stati avvicinati alcuni funzionari del Ministero dell’istruzione. Figure che non risultano indagate nell’inchiesta in quanto estranee ai fatti”.

I soldi della corruzione nelle bottiglie di Rum e nei cellulari

Nell’inchiesta “Diacono” che, partendo dagli arresti e dal ritrovamento, nello scorso luglio, di un arsenale nella sede dell’Accademia Fidia e di 202mila euro in contanti, ha portato alla luce una presunta compravendita di diplomi e altri titoli scolastici, secondo quanto emerso dalla indagini, Piscitelli “aveva il compito di controllare l’istituto Fidia per tentare di dimostrare la legittimità dell’Accademia“. Per il procuratore capo di Vibo Valentia Camillo Falvo “l’indagine ha portato a svelare la presenza di una commistione di interessi attraverso le società in capo agli indagati e alcune direttamente riconducibili all’ispettore attraverso il figlio Christian. In alcune occasioni si è stabilito che la consegna dei soldi all’ispettore avveniva all’interno di confezioni di bottiglie di rum o in telefonini e questo rappresentava il prezzo della corruzione”.

Il Procuratore Falvo “un vero e proprio mercimonio”

 Dal 2014 ad oggi potrebbero essere stati rilasciati circa 20-30mila attestati con un giro d’affari enorme. E’ quanto emerge dall’inchiesta condotta dai carabinieri con il coordinamento della della Procura di Vibo Valentia denominata “Diacono” su un giro di presunti diplomi falsi. “Una indagine molto delicata, nel campo della pubblica istruzione – ha detto ancora il procuratore Camillo Falvo – che ha avuto un prologo nel luglio del 2020 con arresti e con il rinvenimento di un arsenale nell’Accademia Fidia e di 202mila euro in contanti che sembravano di provenienza illecita”. “Da quell’episodio – ha aggiunto Falvo – è partita una serie di attività investigative e tecniche e ambientali che ha portato al rinvenimento di un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica, con la vendita di migliaia e migliaia di attestati, diplomi e master che, immessi nel circuito nazionale, hanno condizionato il mercato del lavoro. Se pensiamo ai tanti ragazzi che studiano con tanta fatica e sudore affrontando prove d’esame e redigendo curriculum reali, questa cosa fa molta rabbia”. “L’entità è dimostrata – ha detto ancora il procuratore – dalle somme trovate stamani: 700mila euro. Tra l’altro, uno degli indagati era arrivato a dire che per fare i soldi non fosse necessario fare ciò che fanno i malandrini perché bastava una risma di carta. E tutti i componenti dell’associazione hanno messo in atto qualsiasi metodo illegale per procedere alla vendita dei diplomi”.

Bianca Laura Granato “servono i controlli per evitare i diplomifici”

“L’inchiesta della Procura di Vibo Valentia, che vede tra gli indagati per un episodio di corruzione niente meno che la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Maria Rita Calvosa, richiama all’attenzione lo spinoso tema della gestione degli istituti paritari e della necessità di sollecitare il concorso per i Dirigenti tecnici, le figure titolate a controllare l’operato di questi istituti: se gli Uffici scolastici territoriali non dispongono di dirigenti tecnici non potranno procedere con i controlli e i diplomifici continueranno a proliferare”. E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato che interviene in merito all’operazione “Diacono” scattata nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli nei confronti di 10 soggetti (8 in carcere, 2 agli arresti domiciliari), ritenuti responsabili in concorso, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, falso in atti destinati all’autorità giudiziaria, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e autoriciclaggio.

“Vorrei ricordare che nei mesi scorsi in Senato è stata approvata una mozione, su mia proposta che, impegna il Governo ad adoperarsi, attraverso provvedimenti di propria competenza, per estendere alle scuole paritarie norme inerenti agli obblighi di pubblicazione di dati – rimarca Granato – e ad acquisire ai fini dell’erogazione del contributo straordinario statale i dati relativi alla riduzione o al mancato versamento delle rette, determinato dalla sospensione dei servizi in presenza. Molte di queste scuole, certamente le pubbliche paritarie, ma anche le paritarie private per il segmento infanzia e nidi per esempio, ricevono finanziamenti da parte degli enti locali sulla quota dei trasferimenti statali. In occasione della pandemia sono state erogate a questi enti, ivi inclusi quelli dei segmenti dell’obbligo e secondarie di secondo grado, delle somme assai ingenti, che, nel complesso, hanno toccato il miliardo di euro. E’ indispensabile che ciascuna scuola paritaria sia vincolata agli stessi obblighi di trasparenza delle scuole statali, per permettere a chiunque di accedere ad informazioni inerenti al possesso o mantenimento dei requisiti di parità attraverso la pubblicità degli atti tramite sito web in cui siano resi noti organigramma, bilancio, decreti di nomina del personale a tempo determinato e indeterminato, assegnazione di docenti alle classi, orario didattico, piano triennale dell’offerta formativa, organi collegiali e loro delibere, regolamento d’istituto, patto educativo di corresponsabilità, registro elettronico delle presenze e delle attività. Il mondo delle paritarie è costituito da 1,2 milioni di studenti che frequentano 13 mila scuole in cui sono occupate 100mila persone tra personale docente e non docente – conclude Granato -. Le paritarie sono l’altra faccia della medaglia della scuola italiana ma i diplomifici sono i peggiori nemici della parità scolastica. Il primo tema dev’essere proprio il controllo delle scuole paritarie”.

 

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