Site icon quicosenza

Blitz anti camorra, 26 arresti anche in provincia di Cosenza

carabinieri operazione 2

NAPOLI – Estorsioni, traffico di droga con lo stupefacente che arrivava dalla Calabria e una guerra tra due gruppi rivali per contendersi il territorio. I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli stanno eseguendo, nelle province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancona e Reggio Emilia, 26 misure cautelari in carcere. I soggetti sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di aver fatto parte di due distinte organizzazioni criminali operanti su Poggiomarino e nei comuni napoletani limitrofi, in lotta tra loro per l’egemonia sul territorio. Al sodalizio storicamente presente su quel territorio, riconducibile al clan Fabbrocino, si è affiancata e contrapposta una nuova entità criminale, con l’obiettivo di ricercare autonomi spazi delinquenziali.

Documentate attività connesse con numerose estorsioni e intimidazioni, anche con esplosi dei colpi d’arma da fuoco; un importante traffico di sostanze stupefacenti, accertando canali di approvvigionamento anche con le ‘ndrine calabresi. Contestualmente, è in atto un sequestro preventivo di beni e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro.

La droga dei Pesce – Bellocco viaggiava nei furgoni di caffè

Il clan riconducibile a Giuseppe Giuliano, detto o’minorenne, acquistava la droga grazie ai contatti con la ndrina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro, dalla quale si riforniva di marijuana attraverso Giosafatte Giuseppe Elia. E’ quanto emerge dall’indagine dei carabinieri di Napoli che ha portato anche al sequestro di beni per 50 milioni di euro, al clan Fabbrocino (capeggiata da Antonio Giuliano detto “o’ savariello”, luogotenente dei Fabbrocino, detenuto presso il Carcere di Nuoro) e al clan capeggiato dal suo omonimo Giuseppe Giuliano. La sostanza stupefacente veniva poi trasportata e custodita da incensurati insospettabili come quali Francesco De Michele e Adriano De Filippo, i quali utilizzavano anche furgoni di copertura per la distribuzione del caffè quali vettori per movimentare lo stupefacente.

Giuliano, detto “o’ minorenne“, ritenuto dalla Procura Antimafia a capo di uno dei due gruppi malavitosi sgominati oggi, dal carcere coordinava i suoi uomini grazie alla compagna, Teresa Caputo, la quale riferiva agli affiliati i voleri del capo appresi durante i colloqui. Gli incontri con Teresa Caputo (madre del cantante neomelodico Alfonso Manzella, alias “zuccherino, finito ai domiciliari per avere sparato contro delle persone) avvenivano in una ludoteca a causa del fatto che la donna portava con se un figlio minorenne.

Rosario Giuliano è stato scarcerato nel marzo del 2020, dopo un periodo di detenzione durante il quale ha avuto la possibilità di godere anche dio alcuni permessi. Una volta uscito di carcere, Rosario Giuliano, ha stabilito in una mansarda di Pagani, in provincia di Salerno, la sua centrale operativa: lì però la Squadra Mobile di Salerno è riuscito ad intercettarlo e a fare luce sui suoi traffici e anche sul tentativo di uccidere un ex collaboratore di giustizia.

Exit mobile version