COSENZA -Si trovava ristretta ai domiciliari perché aveva indotto una giovane a credere di essere vittima di malefici sortilegi o mali terribili e per liberarsene, doveva sistematicamente corrispondere delle somme di denaro (LEGGI QUI). La minorenne si sarebbe persino allontanata dalla propria famiglia d’origine. Solo l’intervento della polizia aveva permesso di mettere fine alle continue e reiterate richieste di denaro alla minorenne. Ma la donna, M.E., 44nenne cittadina di nazionalità serba, nonostante la misura cautelare, ha reiterato le richieste di denaro alla ragazzina già vittima delle sue precedenti vessazioni e per questo è finita in carcere.
La Squadra mobile di Cosenza ha dato esecuzione all’Ordinanza di sostituzione di misura cautelare emessa in data odierna dal G.I.P. presso il Tribunale di Cosenza su richiesta della locale Procura della Repubblica a carico della sedicente “maga”, attualmente sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, ritenuta responsabile di reiterate trasgressioni alle prescrizioni imposte dalla predetta misura come, tra le altre, quella di non comunicare, in ogni modo, con persone diverse da quelle che coabitano con lei.
Utilizzava i social network per chiedere denaro
Ed invece, le indagini, hanno permesso di ricostruire le ripetute condotte poste in essere dalla M.E., la quale nonostante fosse sottoposta alla misura cautelare degli arresti domiciliari, comunicava attraverso i social network, continuando, in modo spregiudicato ed imperterrita , a richiedere somme di denaro alla vittima predestinata, minore, facendole credere di essere vittima di “sortilegi” in grado di mettere a rischio la sua vita e quella dei suoi familiari, asservendola del tutto alle sue volontà.
L’esperienza del personale della 3^ Sezione “Reati contro la persona, reati contro i minori e reati sessuali” della Squadra Mobile ha consentito agli investigatori di aiutare la minore a superare le paure che la attanagliavano, inducendola a raccontare le vessazioni alla quale era sottoposta, facendo sì che si potesse intervenire con tempestività e determinazione nella vicenda, individuando e raccogliendo tutti gli elementi a carico della donna, che, rassegnati alla competente Autorità giudiziaria, hanno consentito l’emissione in brevissimo tempo dell’aggravamento della misura cautelare in argomento.
