COSENZA – Come aveva preannunciato il commissario per l’emergenza Figliuolo, l‘agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato l’autorizzazione all’uso del vaccino Pfizer-BioNtech per immunizzare dal Covid i giovani tra i 12 e i 15 anni. La decisione arriva dopo il via libera dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) del 28 maggio scorso che aveva specificato. La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) per la fascia di età tra i 12 e i 15 anni, accogliendo pienamente il parere espresso dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). Secondo la CTS, infatti, i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia di età”. L’uso del vaccino per gli adolescenti sarà lo stesso degli adulti: viene somministrato con due iniezioni nei muscoli della parte superiore del braccio, a distanza di tre settimane. Si tratta del primo vaccino ad ottenere l’ok alla commercializzazione mentre sono in corso test di altri vaccini, in particolare quello di Moderna. Da giovedì, dunque, le Regioni saranno autorizzate a programmare l’inoculazione senza restrizioni anagrafiche.
Pediatri “ora vincere lo scetticismo dei genitori”
“Massima disponibilità dai pediatri di libera scelta a vaccinare la fascia tra i 12 e 15 anni, anche se ora il problema sará “vincere la riluttanza e le perplessità di molti genitori, poco propensi in molti casi a far vaccinare i propri figli contro il Covid”. A sottolinearlo all’ANSA è Rinaldo Missaglia, segretario nazionale del Simpef (Sindacato medici pediatri di famiglia). “Molti pensano che sia inutile metterli a rischio degli eventi avversi del vaccino per una malattia che per questa fascia d’età comporta pochi rischi – precisa -, mentre altri pensano non sia più necessario farlo visto che i nonni sono vaccinati e anche i genitori”. Ma è importante, secondo Missaglia, “far leva sull’aspetto di solidarietà sociale della vaccinazione, anche perché i ragazzi possono comunque essere veicolo di contagio e diffusione di possibili varianti del virus. Più difficile sarà convincere i genitori no vax che già non hanno fatto fare le vaccinazioni obbligatorie ai propri figli“. Con l’inizio della stagione estiva ormai imminente, conclude Missaglia, “la possibilità che siano i pediatri di famiglia a fare il vaccino nel loro studio potrà essere d’aiuto nella programmazione delle date, rispetto a quelle degli hub vaccinali più rigide”.
