CETRARO (CS) – Si attendono i risultati del sequenziamento e mappatura genetica dei tamponi effettuati dagli operatori dell’Usca a Cetraro (Cosenza), che stanno ricostruendo la catena dei contagi scaturiti verosimilmente da un unico caso indice e che ha portato alla formazione di un focolaio all’interno della casa famiglia San Benedetto. Al momento le persone risultate positive sono 28, di queste due ieri sono state ricoverate nel reparto Covid di Cetraro. Secondo quanto si apprende, la struttura è grande e questo ha dato la possibilità di applicare il protocollo previsto dalle norme anticovid, che separa i positivi dai restanti ospiti.
L’unità di crisi permanente, costituita tra l’Asp, il Comune, la Protezione civile e le associazioni di volontariato, aveva già provveduto nei giorni scorsi i mercati rionali e tutte le attività pubbliche e private che prevedono possibili assembramenti. Per evitare ulteriormente la diffusione del virus gli operatori dell’Usca hanno irrigidito le norme di prevenzione nella parrocchia e nella zona circostante. Si teme la possibilità della presenza della variante Delta, ma la certezza si avrà solo nei prossimi giorni quando arriveranno i risultati dei tamponi inviati all’ospedale Pugliese Ciacco di Catanzaro, per tramite dell’Azienda ospedaliera.
Il parroco “i casi ci sono ma nessun allarmismo”
“A distanza di cinque giorni, mi dispiace dover ritornare su una vicenda che avevo già chiarito, attraverso un post Facebook, e che ritenevo chiusa perché non ho da dimostrare niente a nessuno. Sia ieri che questa mattina, la concittadina e giornalista che scrive per la testata giornalistica “Il Quotidiano del Sud”, ritorna sull’emergenza covid del nostro comune lanciando frecciatine sulla mia persona e la struttura residenziale delle Suore“, scrive il parroco di Cetraro Don Loris Sbarra dalla sua pagina Facebook. “Voglio ricordare alla scrivente che non ho mai sminuito la realtà che stiamo vivendo, e nel leggere ciò che sta riportando sulla stampa, mi dispiace constatare che non è stata capace di comprendere il mio breve e semplicissimo testo. Al suo fare di tutta l’erba un fascio, ho voluto solo sottolineare che: “Il centro residenziale e la casa famiglia sono due realtà distinte, con ingressi separati e suore preposte per ogni realtà. Le suore e i ragazzi della casa famiglia sono in quarantena fiduciaria dal 20 giugno, risultando negativi al primo tampone molecolare e in attesa dei risultati del secondo tampone che hanno eseguito ieri per conto dell’ASP”. (2 luglio).
Era necessario precisare per non creare inutili allarmismi – incalza il parroco di Cetraro – dato che la struttura residenziale che è distaccata dalla casa famiglia, è frequentata dai fedeli della parrocchia, dagli ospiti e dal personale di lavoro. Che sarebbero emerse le positività lo immaginavo, non c’era bisogno di attendere il bollettino ufficiale o lo scoop giornalistico di cui ieri vantava dell’esclusività – guarda caso solo con la struttura religiosa ci si accanisce con tanta enfasi, sai preti e suore fanno audience – purtroppo con il passare del tempo i sintomi iniziavano a manifestarsi, lo posso affermare perché sento telefonicamente le suore e i ragazzi tutti i giorni per incoraggiarli e far sentire loro tutto l’affetto della comunità in questo momento di sofferenza”.
“Gogna mediatica e notizie false, vi dico io quali”
“Comunque ho potuto constatare con ammirazione e grande stupore che, in modo velato nella successione degli articoli, ci sono state alcune rettifiche rispetto al testo del 02 luglio. 1) Si scriveva della presenza di due casi di variante indiana, notizia falsa perché dopo un po’ di tempo il Comune di Cetraro smentisce attraverso un comunicato avvalendosi dei dati ufficiali. 2) Il testo del 5 luglio riporta che il bambino oltre ad aver contagiato la nonna poi deceduta e la sua famiglia, avrebbe contagiato persone anche nel plesso residenziale. Notizia falsa: le suore, il personale e gli ospiti della struttura stanno benissimo e non hanno mai avuto contatti con le suore e bambini della casa famiglia da domenica 20 giugno. Nell’articolo odierno si riporta solo la positività di 2 suore e 8 bambini. 3) Si riporta ciò che avevo sottolineato nel mio post del due luglio: che le suore e i ragazzi sono in quarantena in casa famiglia, “ubicata all’interno della Colonia, ma in un immobile lontano dal centro residenziale”.
“Forza, manca un’ultima correzione e ve la voglio suggerire: se il famoso bambino, venerdì-sabato e domenica è stato a casa con i propri familiari, domenica sera rientra in casa famiglia acciaccato, lunedì ha la febbre, (tutti restano chiusi in casa senza uscire) martedì ritorna a casa dalla famiglia, dopo qualche giorno inizia ad avere sintomi la suora che lo ha assistito, passano altri giorni e iniziano ad avere sintomi le altre suore e alcuni dei ragazzi, al test molecolare gli educatori dei ragazzi che si trovano in quarantena fiduciaria presso le proprie abitazioni sono risultati negativi e loro hanno avuto contatti prima del lunedì con tutti i ragazzi, come può il focolaio essere nato in colonia?
