COSENZA – La prossima settimana il governo varerà il decreto con le nuove misure, una volta analizzati i dati con gli esperti. Con i contagi in crescita (ieri oltre 3mila) il Green Pass, e il suo utilizzo, restano al centro della scena. L’argomento sarà affrontato nella cabina di regia che dovrebbe tenersi fra martedì e mercoledì. Lì Mario Draghi farà il punto della situazione sull’evolversi della pandemia in Italia. L’utilizzo del Green Pass dovrebbe essere regolamentato da un decreto che potrebbe prevedere l’obbligo della certificazione di vaccinazione, tampone negativo o guarigione anche per entrare in bar e ristoranti al chiuso, con possibili sanzioni ai gestori – chiusura per 5 giorni – e multa agli avventori fino a 400 euro. Il certificato verde, valido solamente dopo il completamento del ciclo vaccinale, dovrebbe valere per teatri, cinema, musei, concerti e discoteche, queste ultime se e quando verranno. Inoltre per piscine e palestre e per aumentare la capienza consentita di pubblico negli stadi. Infine per treni e aerei a lunga percorrenza – con un maggiore tempo di presenza a bordo -, ma non per metropolitane e autobus. L’estate potrebbe insomma vedere green pass in tasca e Qr code nel cellulare.
Locatelli CST “si all’uso nei ristoranti”
“Sì all’estensione dell’uso del Green Pass anche al ristorante e massimo impegno per aumentare le coperture del personale scolastico. Lo dice in un’intervista a ‘La Repubblica’ Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente dell’Istituto superiore di sanità: “I dati indicano una ripresa netta della circolazione virale nel Paese” e “si cominciano a osservare gli effetti dei festeggiamenti per gli Europei. Per Locatelli vanno fatte scelte “per contrastare la ripresa della circolazione virale. Dare accesso a determinate attività a chi è stato vaccinato, o comunque ha il certificato verde, è una strategia inevitabile. Penso a concerti, grandi eventi, stadi, cinema, teatri, piscine palestre” e “chi esita a tornare nei ristoranti credo che lo farebbe con più tranquillità sapendo che vi hanno accesso persone con il certificato”. Inoltre “come Cts abbiamo chiesto di incentivare al massimo la vaccinazione del personale scolastico“. L’importante “è eliminare le disparità nelle percentuali di vaccinazione” tra le varie regioni, per “far ripartire la scuola”. È importante anche “dare corso alla vaccinazioni tra i giovani, anche se la priorità è mettere in sicurezza chi rischia di più”. Per quanto riguarda le discoteche, come tecnici è stato dato “il perimetro delle riaperture: solo in zona bianca, solo all’aperto, solo con il Green Pass e solo al 50% della capienza autorizzata. Sui tempi non ci siamo espressi perché non vi erano elementi scientifici”. La riforma “degli indicatori che portano in zona gialla ha senso, “perché abbiamo la variabile della copertura vaccinale. Dobbiamo guardare i ricoveri, il parametro più rilevante rispetto all’impatto sui sistemi sanitari e anche per il rischio di letalità. Però l’impatto compiuto sull’ occupazione dei letti di medicina e terapia intensiva lo vedremo solo tra un paio di settimane”. Pensare a nuove chiusure “è largamente prematuro”. Poi “magari possono essere considerate zone rosse puntuali come quella di Piazza Armerina in Sicilia”.
I dubbi della politica
Nella cabina di regia, invece, non sarà affrontato il tema dello stato di emergenza. Se ne parlerà più avanti, a ridosso della scadenza del 31 luglio. La proroga è ormai certa. L’ipotesi iniziale era quella di un prolungamento fino a ottobre ma ora, vista la situazione epidemiologica, è più probabile che la data scelta sarà quella del 31 dicembre. Nel frattempo, mentre secondo il leader del Pd Enrico Letta “il Green Pass va fatto, punto!“, il no ad un uso estensivo della ‘carta verde’ unisce Matteo Salvini e Giorgia Meloni. “Calma e cautela. Mettere in sicurezza chi rischia, sì. Mettere in sicurezza i nostri genitori e i nostri nonni, sì. Ma perché inseguire i ragazzi di 18 -20 anni che vogliono andare in spiaggia? La salute è fondamentale ma senza terrorizzare”, dice il leader della Lega spiegando di essere assolutamente contrario a “multe e obblighi” che non servono “a nulla se non a complicare la vita degli italiani”. Il numero uno del Carroccio combatterà la sua battaglia sul tema all’interno del governo mentre dall’opposizione Meloni parla apertamente di “follia” e di ennesimo batosta per chi “ha la colpa di vivere del suo lavoro e non dei sussidi grillini”. Ma non tutti nel centrodestra la pensano ugualmente. E’ il caso del governatore della Liguria, Giovanni Toti, che adotta un approccio più pragmatico nei confronti di una misura che “se attuata con intelligenza “può scongiurare l’ennesima, drammatica, chiusura delle Regioni”. In attesa dei provvedimenti dell’esecutivo si vedono gli effetti degli assembramenti per le partite dell’Italia del calcio agli Europei e non ancora delle folle in festa. A Roma un altro focolaio si è originato dal match di semifinale Italia-Spagna, con 30 contagiati da un gruppo riunito in un chiosco all’aperto, dopo gli oltre 90 casi di infezione prodotti da Italia-Belgio nei quarti in un pub della capitale. La paura che finisca come l’estate scorsa, con i contagi in progressione geometrica, ha indotto la Sardegna – un anno fa passata da Covid free a infestata dalle discoteche – a pensare a controlli stringenti sui turisti in arrivo. Nella speranza che vengano effettuati con maggiore rigore delle precedenti occasioni.
