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“Atto finale”, 14 misure cautelari per estorsioni con metodi mafiosi

Operazione atto finale

BRESCIA – L’operazione è scattata alle prime ore di oggi nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno.  Polizia, carabinieri e guardia di finanza, coordinati dalla Procura della Repubblica – Dda di Brescia – hanno eseguito 14 misure cautelari nei confronti di soggetti contigui ed inseriti in contesti di criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista e gravemente indiziati, a vario titolo, di usura ed estorsione commessi con metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Atto finale”.

L’attività degli investigatori  ha permesso di documentare, nonostante il periodo di lockdown, presunte condotte intimidatorie ed estorsive, accordi e pagamenti usurari, accompagnati da pressioni e pretese economiche agli imprenditori, accordi per la spartizione degli illeciti guadagni, richieste di protezione criminale e gravi situazioni di esposizione a rischio per l’incolumità individuale.

Vertice del gruppo criminale Vincenzo Facchineri

Delle 14 misure cautelari emesse, 12 sono di custodia cautelare in carcere. L’inchiesta è legata a presunte estorsioni di stampo ‘ndranghetista avvenute in Lombardia, Marche e Calabria che vedono al vertice del gruppo criminale, secondo la Dda di Brescia, il calabrese Vincenzo Facchineri, membro di una storica ‘ndrina della provincia di Reggio Calabria. Avrebbe costruito una solida rete nel bresciano e operava per introdursi, con denaro prestato ad usura, intimidazioni e minacce, nel tessuto economico della provincia. L’uomo poteva vantare anche collegamenti con storici esponenti della banda della Magliana e della mala del Brenta.

L’indagine è stata avviata a dicembre 2020, quando un libero professionista residente nel Bresciano, esasperato e stremato dalle continue minacce e pressioni psicologiche patite, aveva deciso di denunciare. Nei mesi precedenti trovandosi in difficoltà post lockdown aveva chiesto soldi a soggetti legati a cosche della ‘ndrangheta. Il professionista ha raccontato di essere stato vittima di estorsione messa in opera da due persone le quali dopo essersi proposte per intermediare un debito economico di 50mila che il bresciano aveva con un imprenditore estraneo all’inchiesta, lo avevano costretto a versare con diversi bonifici a loro favore la somma complessiva di 19.500 euro di interessi oltre ai 45mila euro giá consegnati in contanti. Dalle indagini è emerso che diverse persone legate all’associazione di matrice ‘ndranghetista operavano nella provincia di Brescia commettendo frodi fiscali e reati di riciclaggio ed usura. 

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