COSENZA – Anche a nella città dei Bruzi così come in altre piazze italiane la manifestazione “No Draghi Day“, che si è tenuta nel pomeriggio in una piazza Kennedy ‘blindata’ dalle forze dell’ordine, promossa da Usb, Cobas e altri movimenti, contro le politiche del Governo Draghi. Una mobilitazione in un territorio che vede “intere categorie di lavoratori, come i tirocinanti, gli ex Lsu-Lpu, i lavoratori dei call center… senza alcuna risposta e con un futuro sempre più incerto”.
Diversi gli interventi che si sono susseguiti in particolare incentrati contro il precariato che caratterizza il futuro dei giovani, tra contratti illegittimi, sottopagati, sottoposti perennemente a ricatti resi possibili dai tassi altissimi di disoccupazione sui quali i datori di lavoro speculano indisturbati”. Poi la difesa del Reddito di cittadinanza che in Calabria, regione più povera d’Italia, ha rappresentato l’unica alternativa alla povertà e allo sfruttamento.
La Calabria vede continuamente andare via migliaia di giovani e meno giovani, costretti a trasferirsi altrove per un posto di lavoro dignitoso. E se le condizioni occupazionali sono pessime sul fronte dei servizi, la Calabria conquista un’altra maglia nera. Il blocco del turnover per il personale sanitario determina, fra gli altri fattori, condizioni lavorative disumane e prestazioni scadenti, mentre il mercato della sanità privata continua a crescere rigoglioso a scapito di dipendenti malpagati o licenziati e pazienti trattati come merce”.
Alla mobilitazione a Cosenza ha aderito anche il movimento delle Fem.In.: “Da una parte stiamo facendo i conti con la disoccupazione e il lavoro nero pur di portare a casa qualcosa tra miseri ammortizzatori sociali e licenziamenti. Dall’altra parte registriamo il vuoto sanitario, le carenze strutturali su tutti i fronti possibili, l’arricchimento della sanità privata sulle spalle dei cittadini che continua ad ingrassarsi”. E mentre vengono rafforzate le misure di controllo, come il Super Green Pass che partirà da lunedì prossimo “le istituzioni, il governo nazionale e regionale non hanno compiuto alcuna azione concreta per rendere il servizio sanitario calabrese più efficiente o se non altro affidabile”.
