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Caro carburanti? Colpa della guerra, ma non in Ucraina. Paghiamo accise vecchie di 60 anni

Benzina pompa

COSENZA – Con i prezzi dei carburanti saliti a livelli insostenibili per famiglie ed imprese, si torna a parlare di taglio dell’iva ma soprattutto delle famigerate accise. I listini dei carburanti sono letteralmente fuori controllo. “Non si capisce – attacca ad esempio il Codacons – cosa si attenda ancora per azzerare l’Iva sui carburanti e tagliare le accise, considerato che la tassazione raggiunge oggi il 55,3% su ogni litro di benzina e il 51,8% sul gasolio”.

L’aumento spropositato delle ultime settimane è sicuramente legato alla guerra, ma non certo (almeno per il momento) a quella scoppiata in Ucraina, ma semmai quella in Etiopia di epoca fascista, che fu in assoluto la prima accisa (anche se venne tolta dopo qualche anno). Il maggior costo di benzina e diesel, in Italia, è dovuto quasi esclusivamente alle tasse che gravano sui carburanti e che, come un fardello pesantissimo, ci trasciniamo da più di mezzo secolo. La metà del costo finale della benzina è infatti nelle imposte. Nel corso dei decenni i governi hanno fatto largamente uso di questi “introiti indiretti” per fare cassa e finanziare questo o quello. Tutti ne parlano, tutti lo chiedono, ma nessuno è mai realmente intervenuto per eliminare le accise, visto all’aumentare dei prezzi, aumentano anche i ricavi e, di conseguenza, gli introiti per lo Stato che si calcola arrivino ogni anno a circa 25 miliardi di euro. Inoltre le accise offrono allo Stato un gettito immediato e costante per le casse erariali.

Imposte vecchissime applicate per finanziare, appunto, operazioni militari del passato (vedi interventi in Libano e Bosnia) o la ricostruzione dopo eventi metereologici catastrofici come la tragedia del Vajont o l’alluvione di Firenze. Ma anche i terremoti, come quello del Belice, dell’Irpinia, del Friuli, dell’Abbruzzo e dell’Emilia Romagna. Ma con le imposte sui carburanti paghiamo ancora crisi internazionali come quella del Canale di Suez datata 1956, l’aumento del rinnovo contrattuale dei ferrotranvieri nel 2004 oppure l’acquisto di autobus ecologici. Non mancano, infine, le imposte inserite per sostenere alcuni decreti finanziari del Governo.

Si calcola che ad oggi le accise sui carburanti siano addirittura 19, formalmente accorpate sotto un unica voce ma che, come abbiamo visto, foraggiano eventi oramai dimenticati nel tempo. I gestori di Faib Confesercenti, Fegica Cisl, Figisc/Anisa Confcommercio propongono il ritorno della cosiddetta ‘accisa mobile’ che consente, da una parte, di sterilizzare gli aumenti dell’Iva (già oggi maggiori di 7,00 centesimi al litro rispetto solo a due mesi fa) e, dall’altra, di creare un minimo di stabilità per famiglie ed operatori economici. Ma per ora, chi continua a pagare prezzi esorbitanti, sono i cittadini. Il tutto mentre in Irlanda, notizia di pochi giorni fa, il ministro delle Finanze e presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, ha annunciato un taglio temporaneo delle accise applicate su benzina e diesel” per aiutare i cittadini a far fronte alle pressioni sul costo della vita, per rispondere agli aumenti dei prezzi osservati fino ad oggi, ma anche in previsione di ulteriori aumenti che prevediamo nelle prossime settimane”.

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