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Gemellini morti: medici non responsabili

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COSENZA – Fatalità di sala parto. S’è conclusa con un verdetto di assoluzione con formula piena l’inchiesta giudiziaria a carico di tre medici

dell’Annunziata, Serafina Labate, Paola Claudia Salerno e Gianpaolo Arena, in servizio presso il reparto di Ginecologia dell’Annunziata, finiti sotto inchiesta per la morte di due gemellini. Uno morì al momento del parto, l’altro pochi giorni dopo. Il doppio decesso si consumò, come detto all’Annunziata, il 14 maggio del 2010. I genitori dei due neonati, (una coppia di San Giovanni in Fiore, ndr), di fronte a quel dramma, decisero di presentare una denuncia, individuando nei medici in servizio quella sera nel nosocomio, i colpevoli di quelle morti. La denuncia presentata in Procura, venne affidata dal capo dei pm, Dario Granieri, al sostituto procuratore della Repubblica Antonio Bruno Tridico. Il primo atto del pm fu l’iscrizione nel registro degli indagati dei tre medici. L’accusa nei confronti dei tre sanitari era di omicidio colposo. Nel corso dell’inchiesta il pm aveva avanzato due richieste d’archiviazione al gip, chiedendo di non procedere penalmente nei confronti dei tre professionisti. A queste richieste di archiviazione, però, s’erano opposti i familiari delle due vittime, una giovane coppia di Bisignano rappresentata in questa vicenda dal legale Franz Caruso. Dietro la morte dei due nascituri, dunque, non si nasconde alcun errore umano. I fatti, dicevamo, risalgono al maggio di due anni fa. Giorno 13, la futura mamma, dell’età di 37 anni, si recò in ospedale per farsi visitare dalla sua ginecologa di fiducia. La sottoposero a un’ecografia, ma durante l’esame, il medico riscontrò scarsa quantità di liquido amniotico. Il giorno successivo, dopo il parto cesareo, un feto venne alla luce già morto; l’altro, invece, in gravissime condizioni venne trasferito nel reparto di Neonatologia. Il suo cuore cessò di battere poche ore più tardi. I genitori presentarono denuncia e le prime indagini si orientarono contro cinque medici. Due di questi uscirono poi dall’inchiesta e sotto accusa ne rimasero soltanto tre. A difenderli, erano gli avvocati Franco Sammarco, Marco Amantea, Amedeo Strano, Baldo Comite e Claudio Camo.

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