REGGIO CALABRIA – Era titolare di ristoranti, pizzerie e di un hotel. L’imprenditore Francesco Gregorio Quattrone, di Gallina, era stato arrestato, poi scarcerato e infine assolto dalle accuse. Ora non ha più nulla e ha deciso di inscenare una protesta per mettere in evidenza la sua disperazione. Questa mattina dunque, si è incatenato davanti alla Torre 3 del Cedir di Reggio, in maniera pacifica, per chiedere giustizia: «Sono stato arrestato nel 2010 per associazione a delinquere. Dopo 20 giorni sono uscito dal carcere per assenza di gravi indizi e, come prevede la legge, è scattato il sequestro dei miei beni. Avevo due ristoranti, due pizzerie ed un albergo. Mi hanno lasciato solo 300 euro in tasca dicendomi “ora partirete con questi”».
E’ da quel momento che è iniziato il calvario per Quattrone che dal 2010 al 2015 è stato processato fino al terzo grado di giudizio e assolto ma non ha più disponibilità economiche: «a Roma il 25 maggio, dopo la richiesta di revisione del processo, mi è stata rigettata la richiesta di restituzione dei beni. Nessuno adesso mi sa dire che cosa posso fare. Sto cercando un giudice o un avvocato».
Nel manifesto esposto accanto è scritto: “Sono un imprenditore stritolato e depredato dalla vostra morsa di potere ingiusto. Nel 2010 mi avete arrestato con misura cautelare 416-bis. Dopo 20 giorni il Tribunale della Libertà annulla l’ordinanza ma in automatico fate scattare il sequestro di tutti i beni in mio possesso. Frutto del lavoro di 50 anni. Intanto nei tre gradi di giudizio mi confermate la confisca di tutto nel 2015. Nel 2020 si conclude il processo con l’assoluzione perchè il fatto non sussiste. Chiediamo la revisione del processo e la Cassazione il 25 maggio 2022 rigetta lasciandoci nudi dei nostri sacrifici. Chiedo e vorrei giusta giustizia“.
