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Un italiano over 60 su 5 è fragile, quasi 4 milioni di persone. Maglia nera al Sud

Ospedale 8

COSENZA – Più di 1 over-60 su 5 in Italia, pari a quasi 4 milioni di persone, presenta una fragilità di grado moderato o severo (oltre un milione quelli con forme più gravi) che li rendono vulnerabili e per i quali necessita un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità gravi, ospedalizzazioni e decessi. I più colpiti sono coloro con basso reddito e chi vive al Sud, anche se non mancano le eccezioni. Ma i servizi di Assistenza domiciliare integrata (Adi) e le RSA non sono proporzionati al numero di fragili in 3 Regioni su 4.

A realizzare la prima mappa della fragilità, basata su 25 deficit tra malattie croniche, aspetti funzionali e nutrizionali in un campione di 440mila over-60 rappresentativi della popolazione italiana, riferito al 2019, è Italia Longeva che ha presentato i dati dell’indagine al ministero della Salute nel corso della settima edizione della due giorni sugli ‘Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-Term Care SEVEN’.

Il Covid, è stato sottolineato “con l’alto tributo di vite tra gli anziani, ha portato alla ribalta il concetto di fragilità, una condizione tipica dell’invecchiamento caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità ad eventi acuti e che si associa ad una mortalità fino a 5 volte più elevata”. In particolare, secondo il report, il 6,5% della popolazione over-60 (circa 1.200.000 persone) è affetto da fragilità severa, percentuale che varia a seconda delle aree del Paese, con in testa le regioni del Sud e Isole (8,2%), rispetto a quelle del Centro (6,2%) e del Nord (5,3%). La maglia nera per maggior numero relativo di anziani affetti da fragilità grave spetta alla provincia di Rieti (14,4%), seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate di soggetti con fragilità severa. Di contro, le città che mostrano una minore concentrazione di anziani con fragilità grave, con valori fino a dieci volte inferiori, sono Asti (1,9%), Macerata (2,1%) e Bolzano (2,4%). Altro fronte emerso durante l’analisi è quello del rischio fortemente correlato alla multimorbidità, con 13 milioni di over-60 (3 su 4) che, stando all’indagine, sono affetti da cinque o più malattie croniche. (ANSA).

Fragilità e variabili socio-demografiche

A determinare il livello di fragilità della popolazione entrano in gioco anche variabili di tipo socio-demografico: la fragilità severa cresce all’aumentare dell’età, passando dallo 0,8% nella fascia 60-65 anni al 17,3% negli ultraottantenni, ed è maggiore nelle province con più bassi valori di reddito medio pro-capite (MEF, 2019). Non mancano, tuttavia, province con valori di reddito estremamente differenti ma con livelli di fragilità simile: è il caso di Foggia e Pavia che a fronte di un reddito medio pro-capite rispettivamente di 15mila e 22mila euro, registrano entrambe l’8% di over-60 con fragilità severa, ad indicare che le disuguaglianze socioeconomiche spiegano solamente parte del problema. Partendo dal presupposto che la presenza di fragilità severa determina il bisogno di cure domiciliari o residenziali, l’indagine ha analizzato anche il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali (Rsa) e i servizi di assistenza domiciliare (Adi).

Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo lungo la penisola: solo 5 regioni su 20 – Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia – offrono servizi di Adi o Rsa proporzionati al numero di anziani con fragilità severa residenti nella stessa regione. “La fragilità, oggi tanto decantata – spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del ministero della Salute – non è mai stata misurata, né tanto meno utilizzata per programmare servizi territoriali di long-term care adeguati alla complessità degli anziani. La pandemia ha fatto capire che il problema è lì e che dobbiamo sfruttare l’opportunità del PNRR per ripensare un servizio sanitario orientato alla presa in carico delle persone fragili”.

E aggiunge: “Riconoscere per tempo la fragilità, consente al medico di intervenire sul singolo paziente con una presa in carico personalizzata prima che la condizione precipiti ulteriormente”. “L’ambulatorio del medico di medicina generale rappresenta per i cittadini la porta di ingresso al sistema sanitario nazionale e il medico è colui che conosce la storia clinica del paziente meglio di chiunque altro”, dice Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) sottolineando che la Simg ha validato l’indice di fragilità utilzzato nello studio.

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