COSENZA – “Mio marito ha 57 anni e, a causa di un incidente, convive con una disabilità al 100% da cinque anni che gli impedisce di camminare se non per piccoli tratti e con molta fatica. Siamo in ferie a Fiumefreddo Bruzio e con i miei tre figli facciamo di tutto per evitare che si abbatta e rimanga chiuso in casa. Mio marito è titolare di una patente speciale e guida una macchina con comandi speciale adattata alla sua condizione fisica. Naturalmente, sul parabrezza è sistemato il tesserino apposito che certifica la disabilità e dà diritto ai parcheggi riservati. Durante queste settimane di vacanza, abbiamo organizzato delle uscite serali. Una prima volta, ci siamo spostati a Fuscaldo, dov’era in programma il Festival delle Alici. Quando arrivati, ci siamo subito imbattuti in un ausiliare del traffico che ha iniziato a fare storie dicendo che non poteva assolutamente autorizzarci a passare. Soltanto grazie al successivo intervento di due carabinieri, è stato possibile spostare le transenne che erano state sistemate per delimitare l’area adibita al festival e siamo riusciti a parcheggiare l’auto.
Una situazione simile si è poi verificata ad Amantea. Era lo scorso 18 agosto e, su sollecitazione dei nostri nipotini, avevamo pensato di uscire tutti insieme per andare a mangiare un gelato e trascorrere qualche ora in spensieratezza. Appena giunti nei pressi del lungomare, abbiamo notato che l’accesso era bloccato da una macchina della Polizia municipale. Allora, mi sono avvicinata agli agenti (due vigili e una vigilessa), chiedendo il permesso di passare, al fine di raggiungere i parcheggi riservati ai disabili, posizionati più avanti. La vigilessa mi ha subito risposto che non era possibile. Ho replicato cercando di farle capire che per mio marito è difficilissimo e molto faticoso anche soltanto fare pochi passi. Inoltre, transitando con la nostra vettura lungo l’isola pedonale, non avremmo rappresentato un pericolo per le persone, dal momento che i pochi turisti che ancora erano presenti stavano passeggiando sul marciapiede e non sulla strada. Non c’è stato verso di convincere la vigilessa e, con nostro grande rammarico, alla fine, siamo stati costretti a tornarcene indietro.
Il 20 agosto decidiamo ancora di uscire, sperando di essere più fortunati. Avevamo saputo che a San Lucido era in programma la notte bianca e siamo andati. A un certo punto, ci siamo trovati una pattuglia di Vigili urbani che delimitava l’area destinata a isola pedonale. Anche in questo caso, abbiamo chiesto di poter passare. I tre parcheggi destinati ai disabili erano a meno di trecento metri da dove ci trovavamo con la nostra auto ed erano tutti liberi. Si trattava di compiere davvero un tragitto cortissimo. Niente da fare, i Vigili urbani sono stati inamovibili. Sul volto di mio marito ho visto tristezza e rassegnazione. Io no, io invece, almeno quella sera, volevo riuscire ad averla vinta. Era un diritto di mio marito e non volevo più abbassare la testa e tornarmene a casa com’era già successo nelle serate precedenti. Ho chiesto di parlare con il comandante della Polizia municipale e, se possibile, con il sindaco di San Lucido. E’ trascorsa circa mezz’ora e, alla fine, c’hanno concesso la grazia di poter parcheggiare. Sono davvero stanca di essere costretta ad affrontare situazioni come queste che ho appena descritto. La vita quotidiana di una persona disabile è già tanto complicata. Se, poi, si è costretti pure a rimanere segregati in casa perché tanto parcheggiare la propria auto è un lusso, allora tutto si complica ancora di più. I soggetti con disabilità sono già mortificati dal destino, se poi a ciò si aggiunge l’arroganza e l’indifferenza di chi invece dovrebbe, in virtù del ruolo che svolge, venire incontro alle loro necessità, il risultato è che queste persone, inevitabilmente, si sentiranno escluse dalla società e finiranno con il chiudersi in se stesse sempre di più”.
Rosina Maria Cetraro
