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Più crisi, più rapine

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COSENZA – Aumenta la crisi, i disordini politici e lo stipendio diminuisce o, probabilmente, troppe sono le spese da fronteggiare. Non solo il malcontento genera un fortissimo

urlo di lamento nella popolazione ma, associato e quasi parallelo al fenomeno della crisi economica si affianca il gravissimo problema dei furti e delle rapine. Senza pietà e senza rimorsi, rapine effettuate per riuscire ad arrivare a fine mese? Per sfamare una famiglia? O solo criminalità? 

Il cuore di questa crisi economica è l’Europa e in Europa l’Italia è l’anello debole. Perché l’Italia è al centro di questa crisi? 

Tutto nasce da 3 grandi problemi: il debito dello Stato, il rallentamento della crescita economica e la credibilità del governo. 

Tagliate (poco) le spese e aumentate (troppo) le tasse, ora si dovrebbe stimolare la crescita economica.

Ma come? Che cosa possiamo fare per uscire da questa situazione? Le ricette, per fortuna, ci sono: si potrebbe favorire le liberalizzazioni, fare tagli mirati alle tasse, stimolare la ricerca. Ma nulla di tutto ciò ha ancora migliorato lo stato attuale della popolazione che, presa dalla disperazione di un’Italia che non reagisce, trova come salvagente solo la rapina.

Purtroppo le vittime sono, nel maggiore dei casi, persone anziane che rimangono uccise dall’impeto del ladro e dal desiderio di riuscire ad accaparrarsi una pensione appena ricevuta o quei pochi soldi messi da parte per figli e medicine.

Ancora gli extracomunitari, arrivati in Italia per cercare fortuna e si ritrovano ad avere in tasca poco o niente, stimolo per rubare.

E ancora aumenta la criminalità giovanile. Sempre più bassa l’età dei “nuovi ladri”, ragazzi che si fiondano nel mondo criminale senza pensare alle conseguenze o ai danni provocati.

Il Sud è particolarmente colpito da questo fenomeno parallelo, vivendo continuamente una crisi che la vede protagonista da molto tempo, spettatrice di un territorio criminale e che non riesce a combattere un fenomeno così esteso.

I dati sono allarmanti e le vittime aumentano ma lo Stato non reagisce. Starà solo preparando le prossime mosse?

 

 

 

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