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Il Partito della Nazione e quello della Catizone

Eva ok

COSENZA – Sono convinti che Mario Occhiuto non si ricandiderà alle prossime amministrative. C’è chi lo dichiara pubblicamente come Ennio Morrone, e c’è chi continua a sostenerlo in piazza davanti ad amici e sostenitori di sempre. I registi occulti (ma neanche troppo) della caduta dell’ormai ex sindaco di Cosenza sono pronti a scommettere sulla fine rapida del loro nemico numero uno per la corsa che porta alla guida della città. Non è ancora dato sapere (ma lo si può immaginare) se questa loro convinzione dipenda dall’isolamento politico del sindaco o “dall’illegalità diffusa” (che ha portato i deputati calabresi del Pd, con in testa Ernesto Magorno ed Enza Bruno Bossio, a presentare un’interrogazione parlamentare) che avrebbe condizionato i suoi quattro anni e mezzo di legislatura. “Lo scenario ed il contesto di una preoccupante e pericolosa deriva di arbitrio – dichiarano – è confermata anche dalle evidenze accertate dalla Procura della Repubblica di Cosenza”. Ma nell’attesa che arrivino sviluppi rilevanti in tal senso, ciò che è interessante registrare in queste ore di dopo crisi e crollo dell’impero di re Mario, è piuttosto la solidità dell’alleanza creatasi tra i vari Morrone, Gentile, Adamo e Mancini junior. Un legame dal quale dovrebbero venir fuori prima o poi un candidato (Paolini, Ambrogio, Mancini stesso o Presta?) e soprattutto un programma pieno di idee e innovazione, o qualcosa che più o meno gli somigli, giusto per far credere ai cosentini più distratti che oltre agli equilibri politici e alle colazioni impossibili create a tavolino per raggiungere il potere, il neo Partito della Nazione in salsa bruzia pensa anche ai bisogni della comunità.

 

E Occhiuto, come se la sta passando? Male ovviamente. L’architetto ha visto il suo castello illuminato a festa sgretolarsi in un attimo. Ennio Morrone, fino all’altro ieri suo punto di forza (sempre in fatto di consensi), gli ha voltato le spalle trascinando con sé suo figlio Luca. Appare dunque improbabile, ad oggi, che il primo cittadino uscente possa vincere la guerra contro un esercito di voti fidelizzati come quelli a disposizione di Adamo, Gentile, Morrone e Mancini. E allora, l’unica strada da seguire, se proprio vuole che la profezia dei suoi sfidanti non si avveri, è quella di affidarsi unicamente al volere dei cittadini. Spetterà a loro, solo a loro, decidere se riportalo a Palazzo dei Bruzi oppure no. Tra questi, da qualche giorno, c’è anche Eva Catizone. Lunedì sera, al Duomo di Cosenza, davanti ad una platea gremita in attesa dell’arrivo di Vittorio Sgarbi, il primo e al momento unico sindaco donna della storia della città, ha consegnato platealmente a Occhiuto la fascia tricolore, raccogliendo applausi e consensi convinti. Un gesto simbolico e di solidarietà fatto da una donna di sinistra nei confronti di un esponente di Forza Italia che ha infastidito non poco i protagonisti del neonato Partito della Nazione. Anche lei nel 2006 venne sfiduciata da alcuni esponenti della sua coalizione (con in testa Nicola Adamo, sempre lui) e fu costretta alle dimissioni dall’incarico di primo cittadino. A distanza di dieci anni è ritornata sulla scena nel modo più originale e provocatorio, sfidando a viso aperto quelli che lei considera i poteri forti locali. Servirà il suo appoggio ad Occhiuto? Probabilmente no. L’unica cosa certa (e deprimente) è che in un’epoca di strane alleanze, questa tra Eva e Mario scandalizza un po’ meno di tante altre.

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