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Anche il cielo “piange” Ernesto e Manuela

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COSENZA – Anche il cielo piange i due angeli. Di fronte alla tragedia che ha colpito la famiglia De Summa e ha travolto l’intera comunità

di Diamante, anche il cielo non riesce a stare in silenzio. E versa gocce di pioggia che scendono silenziose come lacrime. Lacrime che si uniscono a quelle che sgorgano incontenibili dagli occhi di quanti, hanno doverosamente, voluto testimoniare con la loro presenza, con un fiore, con una candela o con un pensiero scritto su un bigliettino, il loro dolore per questa tragedia. La piazza antistante la chiesa del buon Pastore diventa troppo piccola a contenere la folla, quella folla che a stento riesce ad entrare in chiesa per ascoltare l’omelia del parroco, e dare l’ultimo saluto a Ernesto e Manuela, chiusi dentro le bare bianche. Bianche come erano le loro anime, bianche come erano i loro sogni, bianchi come erano i loro sorrisi. Non c’è una spiegazione logica per “santificare” la morte, non ci sono le parole esatte per spiegare l’effetto apocalittico di una tragedia che ha spezzato due vite e inghiottito nella disperazione e nello sconforto la mamma e il papà dei due ragazzi. E’ innaturale per un genitore assistere impotente alla morte di un figlio. Il silenzio nella chiesa è spezzato solo dal singhiozzare dei pianti di quanti conoscevano Ernesto e Manuela, di quanti con loro hanno condiviso gioie, soddisfazioni e serate, in allegria e spensieratezza. Quella spensieratezza che la signora morte, nel suo desiderio di sopraffare la vita, disprezzandola, ha falciato. Il corteo funebre lascia l’abitazione della famiglia De Summa e in religioso silenzio, i cinque carri funebri, di cui tre carichi all’inverosimile di corone e fiori, si dirigono verso la chiesa. I cancelli vicino la chiesa sono stracolmi di lenzuola con scritto di salute e di addio. Ci sono anche i compagni di classe di Manuela, frequentante la scuola a Scalea, che si tengono per mano e rivolgono all’amica scomparsa le frasi delle canzoni di Ligabue, il suo cantante preferito. Il sindaco Magorno, alcuni esponenti politici e rappresentanti delle Istituzioni seguono i feretri e pregano. La mamma e il papà di Ernesto e Manuela, accusano un malore. Troppo grande il dolore, troppo forte la disperazione, troppo crudele il destino. Un destino che in una sera tranquilla e normale di sabato, ha deciso di modificare per sempre la vita di due ragazzi, della loro famiglia, dei loro amici e di un’intera comunità. Lo stesso parroco, riesce a parlare a stento. Di continuo, durante la celebrazione del rito funebre, si asciuga con il fazzoletto gli occhi, troppo pieni di lacrime che rendono impossibile la lettura della solenne liturgia. La messa finisce e i fedeli lasciano la chiesa, incamminandosi verso il cimitero di Diamante che, da oggi, è diventata la nuova casa di Ernesto e Manuela. Molti abbandonano la chiesa, per recarsi sul luogo maledetto di morte e di dolore. Per lasciare un mazzo di fiori, per lasciare un pensiero. Anche l’albero, contro il quale la Fiat Panda, guidata da Ernesto è andata a sbattere, è inclinato. Anche lui comprende le dimensioni di una tragedia e si inchina su se stesso quasi a voler porgere il suo estremo ultimo saluto a due angeli, volati in cielo. Presto. Troppo presto. 

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