COSENZA – A Scalea gli hanno dato l’etichetta di mitico. Ma non credo che sia un complimento. Stiamo parlando di Francesco Furchì,
noto come il presunto autore dell’agguato nei confronti di Alberto Musy, consigliere comunale di Torino. Francesco Furchì – come scrive nel suo pezzo su Corriere della Calabria, il collega Pablo Petrasso – nel centro del Tirreno cosentino a lavorato per un paio d’anni, grazie a un incarico esterno per la gestione dei tributi comunali. Sono cinque le delibere nelle quali viene citato, tutte firmate tra il 1997 e il 1998. Erano gli anni in cui iniziava il declino finanziario di una delle località turistiche più frequentate della Calabria. Un posto che, grazie ai vacanzieri, potrebbe essere ricchissimo e, invece, ha scoperto di non avere più un euro in cassa. Su ogni cittadino di Scalea – evidenzia uno dei cronisti di punta del periodico diretto da Palo Pollichieni – pesa un debito di 3.600 euro, per un totale di 40 milioni di euro, accumulati proprio dal 1997 ad oggi. Sono serviti quattro mesi alla Commissione speciale istituita dal Comune per ricostruire lo stato finanziario dell’ente, che – negli ultimi quindici anni – ha affidato all’esterno la gestione delle sue casse, con risultati catastrofici. E Furchì ha avuto un ruolo. Nelle delibere lo si definisce un «consulente in materia ed esperto del settore». Avrebbe dovuto occuparsi di tasse sui rifiuti e sulla casa, dei tributi per depurazione e fognature, di quelli sull’approvvigionamento idrico. E ci si augura che lo abbia fatto, visti i compensi che i consiglieri comunali hanno trovato spulciando nelle carte messe a disposizione dall’attuale sindaco, Pasquale Basile. Tutto è riassunto – spiega ancora Petrasso – in una relazione che è diventata parte integrante di un opuscolo – intitolato “La verità” – che i consiglieri Alessandro Bergamo e Palmiro Manco hanno realizzato. Le tracce di Furchì sono nell’incipit del volumetto: «Il compenso stabilito dall’allora giunta comunale fu di 136 milioni e 650mila lire; i tempi previsti (per portare a termine l’incarico, ndr) erano stabiliti in 240 giorni». L’incarico al consulente fu attribuito «senza gara, bando o avviso pubblico» e «nelle deliberazioni citate non sono riportati né il curriculum professionale né i titoli del signor Furchì, né altro a supporto della sua esperienza nel settore». Un fantasma molto ben pagato, di cui parlerà, nel corso del suo lunghissimo mandato, il sindaco Mario Russo, «che, in riferimento alla precedente gestione, asserì la scomparsa di due personal computer alla fine del rapporto contrattuale tra il consulente e il Comune». Un passaggio, quello di Furchì, che non ha lasciato molte tracce, visto che, secondo Bergamo e Manco, «negli uffici comunali non vi è documentazione per ricostruirne l’operato al Comune di Scalea». Altrove, invece, l’uomo originario di Ricadi sembrerebbe aver lasciato tracce evidenti in relazione all’agguato a Musy, per il quale è stato arrestato dalla Procura di Torino. Ancora più evidenti le sue apparizioni come presidente dell’associazione “Magna Graecia Millenium”, grazie alla quale è entrato in contatto con nomi eccellenti della politica e della società civile, ricevendo contributi ingenti dalla Regione Piemonte. Aveva – conclude Pablo Petrasso – addirittura contatti stabili con l’ex ministro della Difesa Salvo Andò, così intimi da spendersi per raccomandarne il figlio (ma senza successo) proprio con Musy, per schiudergli le porte della carriera universitaria. Di tanto in tanto tornava in Calabria. Era accaduto il 3 luglio 2012, quando aveva invitato Michele Cucuzza alla presentazione di un libro. Quattro mesi dopo il terribile agguato ad Alberto Musy.
