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Eroe a cinque anni: salva la mamma dalla brutalità dello stalker

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COSENZA – La mamma e il suo eroe. Bambino. E’ una brutta pagina di cronaca nera. La trama di questo racconto è quella di una storia d’amore e di coraggio

che commuove. Una storia dove la malvagità si mischia alla tenerezza. Questa storia arriva da Marano Marchesato, e ha per protagonista un bambino di appena cinque anni, diventato, suo malgrado, eroe in un’afosa domenica di aprile. Mirko (il nome è di fantasia, ndr) è un bambino come tutti gli altri, ha forse rispetto agli altri suoi coetanei, qualcosa di speciale. Il coraggio. Quel coraggio che non ha esitato di mettere al “servizio” di sua madre per salvarla da quell’infinità di botte e di violenze che la donna, ormai da tempo, subiva in silenzio dall’ex compagno di vita. La cronaca dei fatti, ricostruita con la collaborazione della collega Katia Grosso, racconta che non c’era occasione infatti, che R. E., 40 anni, sfogasse la sua rabbia e il risentimento nei confronti della sua ex, per via di quella decisione di lei di aver detto basta. Il 40enne, mentre era alla guida della sua auto, su piazza del Carmine, ha incrociato la sua donna. E stata la scintilla della follia. Il 40enne, ha arrestato di colpo la macchina, è sceso ed ha inziato ad inveire pesantemente contro la madre dei suoi bambini. Di parole grosse ne sono volate tante, parechie e di ogni genere. Il 40enne, il cui interruttore nevralgico era stato mandato in black out dalla rabbia, non s’è limitato alle parole, è andato oltre, fino a sfondare il finestrino del’auto della donna e a costringerla a scendere dall’abitacolo, trasciandola fuori per un braccio. Mirko, seduto sul lato passeggero, è rimasto terrorizzato, incredulo di fronte a quell’esplosione di rabbia e di cattiveria. Ma ha capito che non poteva starsene fermo ed impassibile, ad aspettare che successe l’irreparabile. S’è fato coraggio e ha deciso di affrontare il padre, sferrandogli più di un calcio agli stinchi e alle gambe. Le urla, le grida d’aiuto della donna, quell’interminabile rosario di basta, hanno finito per richiamare l’attenzione dei residenti. In tanti, di fronte a quella scena, hanno urlato contro l’uomo di smetterla e minacciando di chiamare i carabinieri. Ma qualcuno, per fortuna, non s’è limitato solo alla minaccia. La telefonata l’ha fatta, allertando la sala operativa del 112, smistata alla stazione dei carabinieri di Castrolibero, diretta dal maresciallo Vincenzo Cozzarelli. Il 40enne, fiutando aria di manette e di linciaggio, ha mollato la presa, dandosi alla fuga, non prima di aver lanciato contro l’ex moglie qualche altra minaccia pesante. All’arrivo dei carabinieri, la donna e il suo eroe bambino, tremavano come foglie. Erano entrambi talmente scossi che la paura gli bloccava il respiro e le parole. Solo dopo essere stati visitati, medicati e sedati dall’equipe medica, infermieristica e paramendica del 118, la donna e suo figlio hanno ripreso colore in volto e hanno raccontato ai militari dell’Arma quei lunghi minuti d’inferno vissuti. Il 40enne, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, s’era dato, come detto, alla fuga, salendo sulla sua auto, ingranando la marcia e allontanandosi in fretta, così velocemente da lasciare sull’asfalto i segni della sua partenza sprint. I carabinieri, per farlo uscire allo scoperto, hanno deciso di giocarsi la carta della sopresa, attirandolo in caserma con un tranello. Il maresciallo Vincenzo Cozzarelli, in collaborazione con il colonnello Francesco Ferace e il tenente Alberto Fontanella, hanno pianificato il tranello. Il 40enne è stato telefonato. Al’uomo i carabinieri, ovviamente non hanno detto nulla sull’accaduto, informandolo di presentarsi in caserma per alcune pratiche burocratiche. La trappola è riuscita e il 40enne ha, come si dice in gergo, abboccato all’amo. Infatti, poco dopo R. E., non immaginando nulla, s’è presentato in caserma. Ma una volta dentro, per lui sono scattate le manette, con l’accusa di aggressione all’ex moglie. Formalizzata l’accusa, il 40enne è stato accompagnato in carcere. All’uomo, però, il pm di turno, il sostituto procuratore della Repubblica, Giuseppe Visconti, ha deciso di contestare anche lo stalking. Anche grazie alle accuse mossegli dall’ex moglie che, seguendo l’esempio del suo eroe bambino, ha trovato la forza di raccontare tutto, ricostrunendo quella lunga serie di ritorsioni, minacce, accuse verbali, pedinamenti, violenze psicologiche che, per tanto tempo, aveva subito, rimanendose in silenzio. Quel silenzio, discendente naturale della paura, quel silenzio, che nasconde la vergogna, il timore di essere giudicati, quel silenzio che protegge la fragilità interiore. Ma la 40enne ha deciso di dire basta, raccontando tutto, raccontando di quelle minacce reiterate che il suo ex avrebbe fatto anche ai suoi ipotetici amanti. Ora è libera, libera dalla paura, libera di ritornare a vivere. Con una consapevolezza in più. Non è più sola, ha il suo erore bambino che la protegge.

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