CATANZARO – La deputata Dalila Nesci, del Movimento Cinque Stelle, ha depositato stamani un’interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro
dell’Interno sulla riduzione della protezione nei confronti dell’onorevole Angela Napoli, gia’ membro della commissione parlamentare Antimafia per tre mandati. La deputata chiede “di sapere quali siano le ragioni per cui all’onorevole Angela Napoli e’ stato recentemente assegnato un livello di vigilanza corrispondente a 4, che non prevede l’auto blindata, l’agente di tutela e l’autista di servizio”, nonostante che, appena nel gennaio scorso, il presunto boss Pantaleone Mancuso, detenuto nel carcere di Tolmezzo (Udine), rivelo’ l’esistenza di orditure per uccidere l’esponente politico, noto per le denunce e gli interventi istituzionali contro le organizzazioni del crimine, soprattutto calabresi”. Preoccupata per la sicurezza personale dell’onorevole Napoli, Nesci dice che, “al di la’ delle mere questioni di contenimento della spesa che possono aver spinto il Ministero dell’Interno a diminuire le misure di tutela fino a un punto francamente incomprensibile, bisogna riflettere sul messaggio, pericoloso, che adesso sta passando”. Secondo la parlamentare “lo Stato deve proteggere i nemici del crimine organizzato; a prescindere, intanto in Calabria, da valutazioni su economie e risparmi. Se per qualche ragione, al contrario, lo Stato si tira indietro, lascia capire che non e’ bene denunciare, lottare contro la ‘ndrangheta e per la giustizia, ma e’ meglio tacere, accettare la prepotenza e la sopraffazione dell’antistato”. Nesci sottolinea che “di fatto, e di la’ da ogni norma richiamabile, due sono gli aspetti inquietanti della vicenda. In primo luogo, nella sostanza lo Stato si piega al potere dell’organizzazione criminale, in considerazione delle gravi e recenti minacce indirizzate all’onorevole Napoli. Secondo, e non meno importante, lo Stato non permette la prosecuzione dell’attivita’ politica all’ex deputata, costretta a provvedere per se’ alla propria sicurezza. Cio’ non e’ affatto giusto e ha il sapore dell’ingratitudine”. Nesci conclude: “Mi auguro che il nuovo presidente del Consiglio e il nuovo ministro dell’Interno sappiano realmente essere nuovi, mantenendo alto il livello di attenzione e di vigilanza sulla Calabria e sulle figure, della societa’ civile o della politica, che agiscono per la liberta’, la dignita’ e la legalita’ di un popolo tutto”.
La parlamentare Piemontese di origini calabresi è membro della Commissione parlamentare Antimafia e della II Commissione Giustizia. Sin dalla sua scesa nel campo della politica, ha portato avanti la bandiera della legalità e della lotta a tutte le mafie. Numerose sono le sue proposte di legge e le sue interrogazioni parlamentari nate per ostacolare il potere delle associazioni di stampo mafioso, e che chiedono trasparenza nel mondo delle istituzioni. Vive da alcuni anni sotto scorta a causa del suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata.
Nel marzo 2010 è stata resa nota l’esistenza di un piano della ‘Ndrangheta per assassinarla. Per protestare contro il suo partito, accusato di averla isolata, decide di non presentarsi alle urne per le elezioni regionali del marzo 2010 in Calabria. Dopo l’apice dello scontro Fini-Berlusconi, il 30 luglio decide di abbandonare Il Popolo della Libertà alla Camera per aderire al gruppo del Futuro e Libertà per l’Italia.
Nominata nell’ottobre 2010 responsabile di Futuro e Libertà per l’Italia in Calabria.
Il 13 ottobre 2010 diventano legge dello Stato italiano le “Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione” da lei presentate.
Alla fine del 2010 chiede, in seguito agli arresti effettuati dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Reale3”, che vedono coinvolti politici e un consigliere regionale vicini al Governatore Giuseppe Scopelliti, lo scioglimento delconsiglio regionale della Calabria per infiltrazione mafiosa. È indicata da openpolis tra i deputati più operosi di Palazzo Montecitorio.
Il 20 novembre 2011 è riconfermata coordinatrice di Futuro e Libertà per l’Italia in Calabria durante il Primo congresso regionale del partito.
Il 24 novembre 2012 annuncia l’abbandono del vertice regionale di Futuro e Libertà per l’Italia e anche l’uscita dal partito.
Il 16 gennaio 2013 annuncia l’uscita dal Gruppo parlamentare di Futuro e Libertà per l’Italia e la sua iscrizione al Gruppo misto in polemica con i vertici del suo ex partito.
