Una cooperativa cosentina pare chieda denaro in cambio di pratiche che, stranamente, non vanno mai a buon fine.
COSENZA – La crisi aguzza, generalmente, l’ingegno dei malfattori. Il lavoro scarseggia, i clienti non pagano ed ottenere prestiti da banche e finanziarie è sempre più difficile. In questo triste panorama sono in tanti a cercare una strada che non porti dritto nelle grinfie degli usurai. Figure ‘professionali’ facilmente reperibili di cui Cosenza è ricca. C’è chi però allo ‘strozzo’ preferisce finanziamenti o pratiche antiusura. E’ il caso di una persona che ha deciso di rivolgersi ad una cooperativa cosentina che si occupa di consulenza di direzione ed organizzazione aziendale. Al primo incontro con la dottoressa che si occupa, formalmente, di istituire le pratiche per accedere al credito o a corsi di formazione per l’inserimento lavorativo, l’uomo sembrava aver trovato la soluzione ai propri problemi. Con un po’ di sacrifici, avrebbe potuto recuperare del denaro per non chiudere la propria attività abbassando definitivamente la saracinesca. Tutto, però, ha un prezzo: seimila euro. In contanti. E la pratica, a detta della dottoressa, fu avviata. “Mi ha convinto – spiega il giovane imprenditore – ci è riuscita. Era come se mi avesse fatto il lavaggio del cervello. Ho fatto di tutto per racimolare quei soldi. Era l’ultima cosa che potevo fare per salvare l’azienda. E glieli ho dati. Dopo un qualche tempo però non avendo notizie su come stesse procedendo la pratica ho iniziato a chiedere chiarimenti.
La dottoressa mi è sembrata da subito ambigua. Non si sapeva né quale banca avrebbe erogato il finanziamento né il tipo di istanza antiusura che era stata presentata e soprattutto dove era stata protocollata. Ho iniziato ad insospettirmi. A un certo punto ho deciso di riprendere i miei soldi. Non voleva restituirmeli, quindi ho registrato la sua voce, ho minacciato di denunciarla e mi sono rifatto dare a ‘rate’ fino all’ultimo centesimo”. L’uomo pare non sia l’unico ad essere entrato in contatto con la cooperativa che ha sede all’interno dello studio legale di un noto avvocato cosentino. Due ragazzi, invece, si sono rivolti alla stessa dottoressa per lavorare. La signora avrebbe loro detto che grazie ad un corso di formazione avrebbero potuto avere un ‘posto’. Anche in questo caso, pagando: quattrocento euro. Sempre in contanti. Un piccolo investimento per lasciarsi alle spalle la disoccupazione ed entrare nel mondo del lavoro. “Effettivamente – spiega il ragazzo – il corso c’è stato. In un’unica lezione ci hanno liquidato parlandoci di gestione aziendale e logistica, ma in maniera davvero generica. Inizialmente ci ho creduto era come se mi avesse ipnotizzato, è una donna con notevoli capacità affabulatorie. Ho iniziato a scoraggiarmi in seguito quando ho chiesto chiarimenti sulle mansioni che avrei dovuto svolgere e lei è diventata estremamente aggressiva. Volevo sapere dove erano questi capannoni, dove dovevamo lavorare, ma non ho mai ottenuto risposte.
Non ero più convinto di quello che mi avevano promesso e ho chiesto indietro i miei soldi. Non me li hanno mai restituiti. Mi dispiace di aver coinvolto un mio amico, anche lui ha fatto il corso, però è stato più furbo di me. Le ha detto ‘non ho soldi, quando inizio a lavorare pago’. A me questa sembrava una garanzia, in realtà non lo era”. La dottoressa che dirige la cooperativa contattata in più occasioni ha dato due versioni differenti della propria attività. In un primo colloquio telefonico, molto sospettoso, la dottoressa ha negato finanche il proprio nome e cognome. Dopo aver fatto presente che appare su internet in diversi siti (dalle pagine gialle a motori di ricerca di aziende) ha ricordato i propri dati anagrafici ammettendo la propria identità per poi interrompere bruscamente la comunicazione. A ciò è seguita una serie di telefonate, circa una decina, effettuate da utenze diverse al fine di accertare l’identità di chi stesse chiedendo il finanziamento e i corsi di formazione. Ricontattata dopo qualche settimana la dottoressa ha nuovamente negato di essere presente su internet e posta di fronte alla realtà dei fatti ha sostenuto di non fornire più questo tipo di servizi. In ogni caso è bene diffidare da facili promesse di credito e occupazione. E ricordare, sempre, che per accedere a fondi antiusura o a colloqui di lavoro ‘legali’ non si paga. Almeno per ora.
