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Minore incatenato in casa, l’assistente sociale: “Rifiutava qualsiasi regola”

sequestro di persona

Le catene con le quali era stato legato gli consentivano di muoversi in casa, ma non di uscire.

 

COSENZA – Si è celebrata stamattina presso il Tribunale di Cosenza la seconda udienza che vede imputato un ventitreenne accusato di sequestro di persona. Il ragazzo pare che nel gennaio scorso abbia legato il fratellino oggi quindicenne con una catena per impedire lui di uscire e frequentare persone ritenute poco raccomandabili. Questa la prima versione della vicenda emersa nell’immediatezza dei fatti quando il minore era riuscito ad allertare i carabinieri che intervenuti sul posto lo trovarono incatenato. Legato con catene chiuse ermeticamente da lucchetti che gli consentivano di muoversi all’interno dell’appartamento, ma non di uscire. Una ‘prigionia’ durata circa ventiquattro ore e conclusasi con l’intervento dei militari. Ascoltato dagli inquirenti il ragazzino di Montalto Uffugo aveva scagionato il fratello più grande affermando di essere stato egli stesso a chiedere di essere incatenato in casa piuttosto che andare a scuola.

 

Un escamotage che, secondo i due, avrebbe permesso di accelerare i tempi affinché il minore venisse trasferito in una casa famiglia come richiesto dagli assistenti sociali. Le sue dichiarazioni non sono però servite ad evitare il rinvio a giudizio del ventitreenne. All’interno della famiglia in cui entrambi vivono non sono emerse situazioni di particolare disagio. Prima del presunto sequestro di persona, il ragazzo era stato indagato per un furto di monete da un parchimetro e detenzione di sostanze stupefacenti. Reati per i quali era stata emessa sentenza di non luogo a procedere data la minore età per questo si attendeva che venisse trasferito in una casa famiglia dalla quale però scappò dopo un paio di mesi per rientrare a casa con i genitori e i fratelli.

 

LA RELAZIONE DELL’ASSISTENTE SOCIALE

 

Nella relazione redatta dall’assistente sociale Marcella Vitelli, che stamattina è stata ascoltata in aula, circa dieci giorni prima che il ragazzo venisse ritrovato incatenato è scritto che il quindicenne “non riconosce più l’autorità del padre. Da circa un anno, ma soprattutto negli ultimi mesi, il minore pare rifiuti qualunque regola di corretto comportamento gli venga imposta dalla madre e dal fratello. Si assenta spesso da scuola e non mostra interesse per lo studio motivo di costante conflitto con loro. Si accompagna a persone più grandi di lui comprese alcune maggiorenni. Con queste frequenta anche locali fuori zona di residenza, dove si trattiene fino ad ora tarda, effettuando abitualmente spostamenti con le auto dei componenti del gruppo. Infatti, come si legge nel verbale redatto dai carabinieri di Rende, proprio durante uno di questi spostamenti il minore in questione è stato fermato dalle forze dell’ordine insieme ad altre cinque persone e nell’auto su cui viaggiavano è stato rinvenuto un involucro contenente sostanza stupefacente. In conseguenza di ciò la famiglia tutta si è trovata a dover affrontare una situazione poco consona alle proprie abitudini di vita. Il nucleo, infatti, appare sano e con buoni principi educativi e morali”.

 

Del fratello accusato di sequestro di persona Vitelli scrive: “si è sempre impegnato nel lavoro (nel periodo estivo nell’ambito della ristorazione ed i restanti mesi come operaio) per non gravare sul bilancio familiare dimostrandosi, sebbene la giovane età, persona matura e responsabile. Nonostante il minore abbia quindi da sempre avuto in famiglia riferimenti positivi, non mostra segni di adesione alle buone regole di comportamento tanto da ribellarsi a qualsivoglia forma di contenimento o stimolo al miglioramento del suo stile di vita. Pertanto appare necessario ed urgente un allontanamento dal nucleo familiare e dalle amicizie ad oggi frequentate e l’inserimento in una struttura ubicata fuori dalla provincia di Cosenza”. Una soluzione che il ragazzino pare avesse accettato di buon grado tanto da sollecitarne l’immediata esecuzione intimorito dalle amicizie che sembrerebbe non volesse più frequentare. Ritornato nella casa natale ad oggi il quindicenne ha collezionato altri due fermi per detenzione di sostanze stupefacenti, l’ultimo dei quali avvenuto a Paola nel mese di marzo. L’udienza è stata rinviata al prossimo 20 settembre quando a riferire la propria versione dei fatti saranno i genitori dei due fratelli. Successivamente saranno ascoltati i teste ammessi per la difesa rappresentata dall’avvocato Chiara Penna tra cui sono citati amici e familiari del ragazzino.

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