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L’ex vicequestore di Reggio sul pm Cisterna: “Sono stato costretto”

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REGGIO CALABRIA – Nelle indagini difensive svolte da Giuseppe Milicia, avvocato difensore del magistrato Alberto Cisterna, ex numero 2 della Direzione Nazionale Antimafia e accusato di corruzione in atti giudiziari nella complessa vicenda “Procura di Reggio contro Alberto Cisterna”,ha interrogato il sostituto procuratore antimafia Roberto Pennisi

il quale ha riferito che, durante un incontro avuto casualmente presso l’aeroporto di Fiumicino con il vicequestore di Reggio Calabria Luigi Silipo, quest’ultimo gli avrebbe reso una dichiarazione choc. Mentre si stavano recando insieme in auto verso il centro di Roma, avrebbero parlato dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e condotta dall’ex vice capo della squadra mobile Luigi Silipo, sul magistrato Cisterna, accusato anche, in un primo momento, di avere rapporti con la cosca calabrese Lo Giudice. L’ex vicequestore di Reggio Calabria, ora funzionario di Polizia a comando della squadra mobile di Torino, confesso’, con le lacrime agli occhi, di “essere stato costretto” ad accusare Cisterna. Quest’ultimo, infatti, lo aveva denunciato per aver omesso nella documentazione fornita all’allora sostituto procuratore della DDA di Reggio Beatrice Ronchi alcune intercettazioni telefoniche, in particolare una dalla quale si evinceva la sua innocenza nell’inchiesta che lo vedeva indagato per presunti rapporti con il boss Luciano Lo Giudice. Il contenuto delle dichiarazioni di Pennisi coinciderebbe con il memoriale del pentito Nino Lo Giudice (fratello di Luciano) che aveva ritrattato le accuse contro l’ex viceprocuratore nazionale antimafia e aveva sostenuto di essere stato minacciato quando, all’inizio della sua collaborazione, affermo’ che tra Cisterna e suo fratello Luciano “non c’erano stati rapporti illeciti, ma rapporti normali”.


 

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