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“A Platì candidati in regola, ma vicini alle cosche”

bindi fava

La Commissione parlamentare Antimafia ha esaminato i candidati al Consiglio Comunale in vista delle prossime elezioni amministrative. Il vice presidente Fava: “In alcuni Comuni governano le mafie”.
 
ROMA – Sono 14 i nomi degli impresentabili secondo la Commissione Antimafia che ha realizzato uno screening su liste e candidature in vista delle elezioni del 5 giugno. Solo in un caso si tratta di un candidato a Roma, ha spiegato la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi la quale ha spiegato che a Roma sono stati esaminati i candidati al Consiglio Comunale e quelli candidati per il Municipio VI. Le verifiche sono state fatte sulla base della legge Severino, con casi di incandidabilità e ineleggibilità. “Abbiamo rilevato una situazione sicuramente incoraggiante – ha detto Bindi – rispetto allo scorso anno. Credo che attenzione che si è creata intorno alla qualità della classe dirigente ci consegna dei dati preoccupanti, ma anche rassicuranti per le situazioni più critiche”.
 

Il caso Platì

“I partiti hanno raccolto le sollecitazioni e gli ammonimenti della commissione antimafia con una maggiore vigilanza sulle liste. Resta però la preoccupazione che la fedina penale pulita sia solo una precondizione, non una patente di onestà morale. La confermano i rapporti di polizia e delle prefetture su alcuni dei comuni sciolti per mafia che tornano al voto: il rischio che in alcuni di quei comuni continuino a governare le cosche mafiose, attraverso un reticolo di parentele e affinità, è grave e presente”. Lo ha detto il vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia e deputato di Sinistra Italiana Claudio Fava che ha fatto l’esempio del comune di Platì: “Nessun candidato – ha detto – viola il Codice di autoregolamentazione ma decine di candidati hanno comprovati rapporti di amicizia con le cosche che gestiscono il territorio e che fanno essere concreto il pericolo che questo comune continui ad essere una democrazia sospesa“.
 

Bindi: “liste civiche varco per le mafie”

“Che le liste civiche – ha detto ancora Rosy Bindi – fatte nel modo che abbiamo visto siano un varco per le mafie è indubbio. Abbiamo visto nel tempo la presentazione di liste civiche nate per protesta contro la politica, ma il quasi 100% di liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia è allarmante. La legge Severino richiede un tagliando, e non siamo i primi a dirlo. A parte il gioco strano tra incandidabilità e ineleggibilità, un altro aspetto da rivedere riguarda le pene, con condanne definitive non inferiori a 2 anni, ma è anche vero che molti candidati sono stati condannati varie volte. La legge però non consente di sommare le condanne”.
 
Secondo la presidente della Commissione Antimafia, anche la legge sullo scioglimento dei Comuni ha bisogno di modifiche. Oltre a Fava anche Rosy Bindi ha citato il caso del Comune di Platì, sciolto per 15 volte e dove si presentano due liste civiche con candidati legati alle amministrazioni precedenti che hanno provocato lo scioglimento.
 
“Dal lavoro della relazione – ha proseguito – emergono casi di condizionamenti ambientali, legati anche a rapporti di parentela, laddove non si è mai realizzata una dissociazione familiare da parte dei candidati o a loro frequentazioni. Su quest’ultima realtà nella relazione vengono citate le situazioni, ma non i nomi, perché questo materiale è stato secretato. I membri della Commissione ne sono naturalmente a conoscenza, li ha potuti analizzare e naturalmente tutto il nostro lavoro può essere anche utilizzato come strumento di indagine da parte delle autorità giudiziarie”.

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