Campagna elettorale ai raggi x. Ecco il bilancio di accordi e comizi.
COSENZA – Partiamo da Enzo Paolini, l’avvocato eternamente in contrasto con il Pd che però al Pd ha più volte fatto la corte. Dopo la scissione violenta dal partito del duo Magorno-Guglielmelli (che ha preferito evitare le primarie e puntare su Presta), ha deciso di correre per conto suo. È stato uno dei pochi, insieme a Sergio Nucci e a Giuseppe Mazzuca, a contrastare, seppure con poca convinzione, lo strapotere di Occhiuto dal 2011 alla fine anticipata della sua legislatura. Cinque anni fa sfiorò persino il colpaccio, mettendo ko il Pd (che allora aveva deciso di candidare ancora il debole sindaco uscente Perugini) e finendo al ballottaggio con l’architetto. In molti apprezzano il suo carattere e la sua determinazione. Tanti elettori di sinistra, ex del Pd bruzio, almeno fino a un mesetto fa, avevano deciso di mollare il loro partito (apparso confuso e troppo impegnato a spartirsi potere e poltrone più che a pensare ai reali problemi della comunità) per virare proprio sul leader del Pse. Poi, però, è arrivata come un fulmine a ciel sereno la strana alleanza dell’avvocato rugbista (ex alleato di Nichi Vendola) con la famiglia Gentile, rappresentanza calabra di quel Nuovo centrodestra che a Roma appoggia Renzi. E allora molti si sono dovuti ricredere, sentendosi traditi. Qualcuno è rimasto, ma basterà ad arrivare al ballottaggio?
Carlo Guccione è l’uomo della provvidenza. Il Pd cosentino per avere qualche chance di vittoria non poteva chiamare che lui. Le sue 15mila preferenze alle ultime elezioni regionali, lo rendono un uomo da battere, o qualcosa che gli va vicino. L’inchiesta ‘rimborsopoli’ nella quale è indagato e che lo ha costretto a dire addio alla carica di assessore, non sembra avere lasciato troppi segni. Ma qualche dubbio resta. Sia sulla sua discesa in campo che sul suo partito. Per non parlare poi dei suoi alleati: Giacomo Mancini (che negli ultimi anni è passato con invidiabile nonchalance da sinistra a destra senza mostrare alcun segno sul volto), Ennio Morrone (ex Forza Italia alleatosi con il discutibile movimento di Denis Verdini, ‘Ala’, insieme proprio a Mancini), Giuseppe Galati e quasi i Gentile, sempre loro. E sì, perché, un accordo con Tonino e Pino, anche se non nell’immediato, è stato trovato. Gli Ncd, infatti, nonostante l’ingenuo entusiasmo di Katya per Paolini, sanno bene che quasi sicuramente sarà Guccione a giocarsela con Occhiuto al ballottaggio (sempre che l’architetto non vinca al primo turno). Proprio per questo si impegneranno così così il prossimo 5 giugno e tanto, tantissimo il 19 giugno. Tutto questo, almeno nei confronti dei nostalgici del Pd, quelli che fino all’altro ieri pensavano davvero che quelle due lettere si portassero dietro la storia del partito comunista (o quantomeno qualcosa che gli somigliasse), rischia di far crollare il castello (di sabbia) che i vari Magorno, Oliverio e Adamo hanno costruito faticosamente e con non poche contraddizioni negli ultimi tempi.
Proprio alla luce di tanta incertezza proveniente da sinistra, Mario Occhiuto potrebbe seriamente mandare tutti a casa al primo turno. A differenza di cinque anni fa, ha deciso di mollare chi lo aveva portato al successo, Gentile e Adamo su tutti. Mentre Morrone lo ha tradito. Ha pochi voti ‘fidelizzati’ (quelli di clientela per intenderci), ma tanti di apprezzamento e di stima. Quello verso di lui (e questo la dice lunga sull’elevamento sociale e culturale di questa tornata elettorale) sarà anche un voto di protesta (‘sono comunista ma lo voto per fare un dispetto ai soliti noti della politica locale’). La campagna denigratoria dei suoi oppositori riguardo i suoi debiti e ai favori fatti agli amici degli amici degli amici non sembra aver scalfito chi ha deciso da mesi di mettere la croce sul suo nome, anzi. E allora, è già tutto deciso? Forse. Tutto dipenderà, infatti, dai numeri. Se l’ex primo cittadino non vincerà al primo turno, dovrà temere il ballottaggio perché, come scritto sopra, c’è l’incognita Gentile. Le preferenze che assicurano Pino e Tonino, sommate a quelle di Guccione, Morrone, Mancini e Adamo, non sono da sottovalutare.
Restano Valerio Formisani e Gustavo Coscarelli. Partiamo dal primo. È riconosciuto da tutti i cosentini (che lo conoscono) come il più onesto e leale di queste elezioni. Quando parla sembra San Francesco d’Assisi e la sua storia personale dimostra che a quelle parole sono seguite realmente dei fatti. Rappresenta la vera e forse unica sinistra schierata in campo e ogni volta che parla, ti viene quasi da fargli una carezza e di portartelo a casa. Tutto questo, in una città normale, basterebbe a inserirlo tra i favoriti al successo finale. E invece no. Invece no perché Cosenza tutto è tranne che una città normale. Da queste parti conta ancora tanto l’inchino, il favore, la pastetta, la riverenza, il ‘lecchinaggio’ e l’ignoranza. Formisani, dunque, non solo non vincerà, ma molto probabilmente non otterrà nemmeno un posto in consiglio comunale. Il cosentino medio di sinistra, non si affiderà a lui perché lo considera un voto perso. Una mentalità che da certi punti di vista, oltre al voto, è anche un’occasione persa di elevamento culturale.
Finale dedicato a Coscarelli. È l’uomo invisibile di questa campagna elettorale. C’è ma non si vede. Eppure quando parla non dice follie. Tutt’altro. Il problema, però, resta quello: non si vede. Ha tenuto un profilo basso fin dall’inizio e questo, com’è logico che sia, non ha pagato. Ha attaccato duramente, quando si ricordava di essere candidato, i suoi oppositori, ma non ha inciso neanche un minuto. Tanto da scoraggiare i grillini più invasati, quelli che piangono a dirotto quando parla Di Maio. Come per Formisani, ma attraverso percorsi diversi, Coscarelli per il cosentino medio è un’occasione persa. La voglia di rivoluzione e di cambiamento che il Movimento 5 Stelle prova a rappresentare da sempre, se sviluppata in altro modo, poteva far presa su quei cosentini stanchi della vecchia e inesauribile politica. Ma non è successo. E la colpa, in questo caso, va ricercata solo nell’assenza.
