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Il ‘Re della montagna’ fallisce e riapre anche in Europa

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REGGIO CALABRIA – I finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto cinque persone per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e reati tributari.

Secondo l’accusa la presunta associazione avrebbe operato per importanti aziende del Nord Italia nel settore dei trasporti e, precisamente, tra le province di Reggio Calabria e Parma. Le fiamme gialle, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito anche numerose perquisizioni e sequestri per un ammontare complessivo di 25 milioni di euro. fermati sono Antonino Cento, 71enne nato a Roccaforte del Greco; Angela Priolo, 55enne nata a Santo Stefano in Aspromonte; Giuseppe Suraci, 47enne nato a Santo Stefano in Aspromonte; Giuseppe D’Ordo, 56enne nato a Podargoni; Giuseppe Bellantone, 61enne nato a Villa San Giovanni. Diciotto perquisizioni sono state effettuate tra le province di Reggio Calabria, Parma, Catanzaro e Ragusa. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal procuratore capo Federico Cafiero De Raho e dirette dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal sostituto Stefano Musolino, l’organizzazione criminale individuata sarebbe composta da 11 persone che si sarebbero associate con l’unico scopo di condurre all’insolvenza societa’ rilevanti operanti su scala nazionale ed europea nel settore dell’autotrasporto, conservando il controllo degli assets aziendali attraverso operazioni illecite di successioni societarie e la tenuta delle scritture e dei libri contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione delle reali dinamiche d’impresa. L’indagine trae origine dalle vicende fallimentari delle societa’ “Centrans Srl”, “Emanuela Trasporti Srl”, “Centrans Logistics Srl” e “Autotrasporti Priula Srl”, tutte aventi sede legale a Reggio Calabria. In particolare, le societa’ di volta in volta condotte all’insolvenza innescavano attivita’ tipiche dirette al contagio delle procedure concorsuali, al solo scopo di mantenere il controllo degli assets aziendali in frode ai creditori, attraverso la dissimulazione, occultamento e distrazione del patrimonio delle societa’ fallite. Tra gli indagati risultano anche Rocco Musolino, noto imprenditore di 86 anni, nato a Santo Stefano in Aspromonte, che, secondo l’accusa formulata qualche mese fa dagli inquirenti della DDA, sarebbe contiguo alla ‘ndrangheta e a carico del quale nel marzo scorso Dia e Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro beni per un valore di 150 milioni di euro. Musolino avrebbe svolto il ruolo di finanziatore ed esercente abusivo dell’attivita’ creditizia della Centrans e delle altre imprese di Antonino Cento, nonche’ creditore, garantito illecitamente da un patto commissorio; S.M 59enne, avrebbe garantito la continuita’ delle forniture e delle relazioni commerciali per le successive imprese riferibili al gruppo operanti in frode ai creditori di quelle fallite; Alessandro Suraci, 24enne nato a Reggio Calabria, che avrebbe utilizzato in compensazione di debiti fiscali, previdenziali e assistenziali, crediti d’imposta inesistenti, per un valore di circa 360 mila euro. Presunti partecipi all’associazione, ma non colpiti da provvedimenti restrittivi, risultano: Francesco Cento di 36 anni, Vincenzo Cento di 30 anni, Emanuela Francesca Cento di 34 anni, Pietro Scopelliti di 53 anni (attualmente detenuto per altra causa), Giuseppe Pangallo di 50 anni, Caterina D’Agostino di 41 anni.

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