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La madre le sequestra il cellulare e lei la uccide, condannata adolescente calabrese

crivellaro

La ragazza per mesi sostenne di essere innocente raccontando di un uomo che si introdusse in casa.

 

REGGIO CALABRIA – Giurava al padre di non essere stata lei ad uccidere la madre. I giudici del Tribunale dei minori di Reggio Calabria però non le hanno creduto. S. T. di diciotto anni è stata ieri condannata, con rito abbreviato, a quattordici anni di reclusione per l’omicidio della quarantaquattrenne Patrizia Crivellaro. L’adolescente è stata ritenuta responsabile dell’uccisione della donna avvenuta il 25 maggio del 2015 a Melito Porto Salvo. Riconosciuto uno sconto di pena per la minore età all’epoca dei fatti la giovane non ha mostrato in pubblico nessuna emozione alla lettura del dispositivo. Una freddezza che aveva caratterizzato i mesi successivi al decesso dell’infermiera e il suo stesso arresto. Cinque lunghi mesi nel corso dei quali ha sempre sostenuto la teoria che il colpo alla tempia con il quale fu freddata la madre mentre dormiva fosse stato sparato da un uomo introdottosi in casa a loro insaputa. Una versione che non ha mai del tutto convinto gli inquirenti che trovarono sulla pistola tre parziali impronte della ragazzina.

 

Un dettaglio che le è costato l’arresto e la condanna nonostante continui a professare la propria innocenza. All’origine del delitto vi sarebbe lo scarso rendimento scolastico della ragazza al quale era seguito il sequestro, per punizione, di cellulare e pc da parte della mamma. Questa la ricostruzione dei fatti mostrata dagli inquirenti che non hanno trovato alcun riscontro della presenza di terze persone in casa il giorno dell’omicidio. La giovane, secondo gli investigatori, per uccidere la madre avrebbe utilizzato la rivoltella legalmente detenuta in casa dal padre poliziotto il quale si sta battendo per l’innocenza della figlia sostenendo che avrebbe potuto toccare la sua arma in ogni momento. Inoltre le impronte digitali per essere attribuite ad un sospetto al di là di ogni ragionevole dubbio devono avere almeno 16-17 punti in comune. La figlia di Patrizia Crivellaro pare abbia invece solo 15 punti di contatto con l’impronta trovata sull’arma lasciata accanto al corpo della donna esanime.

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