ROMA – Il saluto romano, durante le rievocazioni, integra la legge Scelba e configura il reato di apologia ma se fatto nella sua espressione commemorativa non è reato. Questo quanto deciso dalla Cassazione a sezioni riunite chiamata a decidere a sezioni unite sull’episodio che si verificò nel 2016 durante una cerimonia commemorativa per Sergio Ramelli e che ha disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione del 2016 a Milano per Sergio Ramelli, il giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975. Tutto si gioca sull’interpretazione delle leggi Scelba e Mancino, tornate d’attualità anche per le polemiche seguite alla consueta commemorazione di Acca Larentia a Roma.
Per essere perseguito penalmente dovrebbe accompagnarsi alla volontà di ricostituire il partito fascista che è piuttosto difficile da dimostrare e perseguire. «Pronuncia garantista dei giudici» esulta l’avvocato Domenico di Tullio che si era appellato alla cassazione per via di alcuni imputati sorpresi in posa alla commemorazione di Sergio Ramelli.
In particolare, evidenziano gli ermellini, è l’articolo 5 della legge Scelba quello che dev’essere contestato in questi casi, “ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Solo a determinate condizioni, spiegano i giudici, può configurarsi la violazione della legge Mancino.
Nelle informazioni provvisorie la Suprema Corte afferma che “la ‘chiamata del presente’ o ‘saluto romano’ è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, integra il delitto previsto dall’articolo 5 delle Scelba, ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”.
I giudici, inoltre, ritengono che “a determinate condizioni può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino’ che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge”. In attesa di leggere le motivazioni, la decisione della Cassazione può essere riassunta così: perché il saluto romano costituisca reato per la legge Scelba deve essere associato alla sussistenza del pericolo concreto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e, a determinate condizioni, il ‘saluto fascista’ può integrare il delitto previsto dal decreto Mancino. I due reati possono concorrere e ciò significa che con lo stesso gesto possono essere violate sia la legge Scelba che il decreto Mancino”.
