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Naufragio migranti, restano in carcere due scafisti. Mons. Panzetta: «basta polemiche»

naufragio migranti cutro monsignor Panzetta 1

CROTONE – Il gip del Tribunale di Crotone ha convalidato il fermo di due scafisti della barca che si è schiantata sulla costa di Cutro causando la morte di 67 persone. I due, un turco di 50 anni e un un pakistano di 25 anni, sono stati fermati nella giornata di lunedì insieme ad un giovane di 17 anni, per il quale procede il Tribunale dei minorenni di Catanzaro che ha fissato l’udienza di convalida domani. Il gip Michele Ciociola ha disposto la misura cautelare in carcere per i due che sono indagati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, naufragio colposo e lesioni. Un quarto scafista risulta indagato ma al momento è irreperibile.

Nell’ordinanza di convalida il giudice dispone la misura cautelare nel carcere di Crotone per i due ed anche per un altro indagato che al momento è irreperibile, turco di 27 anni, ma che è stato individuato dagli investigatori come scafista grazie alle indicazioni dei superstiti del naufragio. La decisione del giudice di disporre la custodia in carcere è motivata al concreto pericolo di reiterazione del reato e della possibilità di inquinamento delle prove.

Vescovo Crotone,c’è una corresponsabilità in quanto avvenuto

“E’ chiaro che c’è una corresponsabilità e una responsabilità sociale in quello che è avvenuto e tutto dovrà essere considerato con attenzione. Però, ci vorrebbe anche, almeno in questo momento, che ci fosse una tregua dalle polemiche e si sperimentasse dentro di sé quella umanissima pietà per le persone che sono morte, per le famiglie straziate dal dolore”. Lo ha dichiarato mons. Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, secondo quanto riferisce il Sir.

Il presule ricorda inoltre che “nei salmi si parla di un vento che squarcia le navi: il vento gelido dell’egoismo, il vento gelido della paura, il vento gelido della chiusura, il vento gelido di Paesi nei quali i diritti non sono riconosciuti, il vento gelido di un sistema economico che produce Paesi dai quali bisogna scappare, il vento gelido di corresponsabilità che ci chiama tutti in causa”. “Quindi, questo non sia tanto il momento della polemica, ma della pietà e della preghiera. Verrà un tempo in cui non di pancia ma con la testa e con il cuore occorrerà riflettere accuratamente su quello che è avvenuto e su quello che bisogna fare perché queste cose non accadano più“, conclude mons. Panzetta.

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