CATANZARO – Una serie di parti civili sono decadute, nell’ambito di due tronconi del maxi processo ‘Rinascita Scott’ a carico delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese a causa del mancato deposito, da parte dei difensori, delle richieste di risarcimento del danno e di liquidazione delle spese processuali. Si tratta dei procedimenti riguardanti il troncone omicidi di Rinascita ed il processo Petrolmafie-Dedalo in cui è confluita la posizione del boss Luigi Mancuso, detto ‘il Supremo’, stralciata da Rinascita Scott.
A conclusione della requisitoria di ‘Rinascita Scott’, in cui la pubblica accusa ha chiesto, tra l’altro, cinque ergastoli, il presidente della Corte d’assise, Massimo Forciniti, ha fatto mettere a verbale che la Provincia di Vibo Valentia aveva inviato le conclusioni tramite pec alle ore 14. Una procedura non ammessa dal presidente, che l’ha giudicata “irrituale e tardiva”. Ma la Provincia di Vibo Valentia non è stato l’unico ente la cui costituzione nel filone dei fatti di sangue è decaduta. Non hanno presentato le conclusioni, infatti, anche i Comuni di Zungri, San Gregorio di Ippona, Pizzo, Limbadi e Nicotera. Quest’ultimo Comune non è stato rappresentato come parte civile anche all’udienza del processo “Petrolmafie-Dedalo” in cui è confluita la posizione stralciata del capomafia Luigi Mancuso per il quale il 26 ottobre scorso la Dda ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione.
Tra oltre 200 parti civili costituitesi lo scorso 9 novembre, hanno depositato le conclusioni, nell’ambito dello stralcio sugli omicidi, solo l’associazione Libera, la Regione Calabria, l’Associazione antiracket di Vibo Valentia ed i Comuni di Vibo Valentia, Sant’Onofrio, Tropea, Ricadi, Mileto, Ionadi, San Costantino Calabro e Maierato. I legali degli altri enti, invece, non sono intervenuti e le costituzioni, di conseguenza, sono automaticamente decadute.
