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Rino Gaetano «mamma gli aveva trovato un posto in banca. Scrisse Gianna e la dedicò a me»

Rino Gaetano

CROTONE – In una bella lunga intervista al Corriere della Sera, la sorella di Rino Gaetano Anna, oggi 80enne, racconta suo fratello con una serie di aneddoti e con tanti ricordi sul cantautore crotonese la cui vita si interruppe tragicamente il 2 giugno 1981, all’età di soli trent’anni, in seguito a un incidente stradale a Roma che la sorella ricorda così. «Quella mattina mamma mi telefonò alle 5. “Corri che Rino ha avuto un incidente con la macchina. Non è niente di grave, si è rotto la gamba e il braccio”. “Menomale”, pensai. “Quelli si mettono a posto”. Poi però mi spiegò che i poliziotti erano andati a casa ad avvisarla e quello mi sembrò un brutto segno. Corsi al Policlinico e arrivai alle 6 meno un quarto. C’era già Gigione, il suo amico stracciarolo. “Anna, Rino è grave. Se gli serve il sangue glielo dono io”. Alle 6 mio fratello non c’era più. Quando ho dovuto fare il riconoscimento sono caduta per terra».

A proposito della mamma «andava a lavorare – racconta Anna – avevo 6 anni e nonna Marianna me lo faceva tenere in braccio come un bambolotto. Fasciato stretto arrotolato, così le gambine crescevano dritte». Si parla dell’infanzia definita «Non tanto felice, tirata, erano tempi magri, c’era la fame. A casa il latte non lo vedevamo mai. Per fortuna nostro padre lavorava al forno. Ci portava ogni giorno il pane caldo caldo. Nonna ci metteva sopra l’olio e lo zucchero, era la nostra colazione».

Per Anna il giorno più bello fu quello dopo il Sanremo del ’78. «Anche se era arrivato terzo con Gianna, mio fratello era contento, io pure di più. Ci siamo visti in un ristorante a Trastevere e abbiamo mangiato e bevuto la grappa Nardini che gli piaceva tanto. Aveva studiato ragioneria, lo aspettava un posto in banca, giacca e cravatta. Papà era preoccupato perché secondo lui con la musica non si combinava nulla. Mamma era portiera in uno stabile dove abitavano certi signoroni molto ricchi che l’avrebbero aiutata a sistemare il figlio. Alla fine era riuscita a trovargli un posto alla Banca d’Italia in via del Corso. Rino promise: “Se non ho successo, alla fine ci vado”. Giacche ne aveva, ma lui la cravatta non la sopportava». Poi un aneddoto «la canzone Gianna non la sopportava tanto. No, solo gli sembrava troppo simile a Berta filava. Era dedicata a lei. Infatti si doveva chiamare Anna, ma suonava male. Gli dissi: “Hai scritto una canzone per zia Maria, una per zia Rosina — la sorella di papà, che ha 99 anni e vive in Australia — , ora tocca a me”».

Il ricordo di Mia Martini

«L’ha tanto difesa quando parlavano male di lei, dicendo che portava sfortuna. A Rino certi discorsi davano fastidio, si arrabbiava molto, con qualcuno ha pure litigato per difendere Mia. Da buon calabrese era bello incazzoso». Rino piaceva alle donne? «Eccome. Era bello e qualche soldo lo maneggiava. Donne ne aveva tante. A Sanremo ci andò a 27 anni e tre mesi, fino ai 30 si è dato da fare, che pensa? Avevo le chiavi della villa, dopo qualche giorno andavo di nascosto a mettere a posto». «Rino era l’essere umano più umano che esiste. Sa, io me lo sogno spesso. Nel 2013, quando mi sono operata la seconda volta per un cancro, mi ha detto: “Anna, non avere paura, stai tranquilla”».

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