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Donato “Denis” Bergamini, 36 anni dopo: memoria, verità e un percorso giudiziario ancora aperto
Oggi il 36° anniversario della morte di Bergamini. Intanto il procedimento giudiziario prosegue: dopo la sentenza di primo grado a Cosenza, è in corso il processo d’Appello a Catanzaro
COSENZA – Sono trascorsi ormai trentaseo anni dalla morte di Donato “Denis” Bergamini, il calciatore del Cosenza trovato senza vita il 18 novembre 1989 lungo la Statale 106, nei pressi di Roseto Capo Spulico. Una vicenda che ha segnato profondamente non solo il mondo del calcio, ma un intero territorio, rimasto legato a quel ragazzo dal talento cristallino e dal sorriso gentile che, ancora oggi, attende verità definitive.
Nel giorno dell’anniversario, la memoria di Denis torna a farsi spazio tra tifosi, amici e cittadini, che non hanno mai smesso di chiedere giustizia per una morte apparsa da subito controversa. Per anni classificata come suicidio, la versione ufficiale è stata messa radicalmente in discussione dalla famiglia Bergamini, dalle indagini successive e da un lavoro instancabile volto a far riaprire il caso.
Bergamini, il percorso giudiziario: dal primo grado a Cosenza all’Appello
Dopo decenni di battaglie, esposti e nuove verifiche investigative, si è arrivati al processo celebrato a Cosenza, dove si è svolto il primo grado. Quella sentenza, che ha concluso una fase lunga e complessa, non ha però messo fine al bisogno di approfondimento. Isabella Internò è stata condannata in primo grado dalla Corte d’assise di Cosenza a 16 anni di reclusione per la morte dell’ex fidanzato. Internò è accusata di omicidio volontario premeditato in concorso con ignoti. La vicenda giudiziaria è infatti entrata in una nuova fase.
È in corso, infatti, il processo d’Appello a Catanzaro, nel quale si tornano a valutare elementi, testimonianze e ricostruzioni che hanno fatto di questo caso uno dei più intricati della cronaca italiana. Un procedimento che tiene alta l’attenzione mediatica e giudiziaria, e che rappresenta un ulteriore passaggio verso un accertamento della verità atteso da oltre trent’anni.
Una ferita aperta per una città intera
Per Cosenza, Denis Bergamini non è solo un nome del passato o un semplice calciatore ma un simbolo. È il ragazzo che correva con una leggerezza che sembrava arte. È l’atleta che incarnava valori sportivi e umani difficili da dimenticare. È il giovane che se n’è andato troppo presto, lasciando dietro di sé un vuoto e tanti dubbi. Ogni anniversario rinnova una promessa collettiva: non far calare il silenzio, non dimenticare e soprattutto non accettare una verità incompleta.
Mentre la giustizia prosegue il suo cammino nei tribunali, la memoria di Donato Bergamini continua a vivere nelle parole della sorella Donata, nelle iniziative dei tifosi. Un’intera comunità aspetta che si possa finalmente mettere un punto fermo su questo caso. In questo anniversario, il ricordo di Denis si intreccia ancora una volta con la speranza: che il percorso d’Appello possa avvicinare, finalmente, la verità dopo ben 36 anni.
Le parole della sorella Donata
In occasione dell’anniversario della morte del fratello, Donata Bergamini sui social, ripercorre quei momenti drammatici ed esprime i suoi sentimenti: “18 novembre 1989: lui e’ mio fratello, Donato Denis Bergamini, gli hanno tolto la vita nel modo piu’ disumano e subdolo per futili motivi. Una vita spezzata raccontata con depistaggi, false verita’ e mancate indagini nonostante il suo corpo e la scena del delitto mettevano da subito in evidenza la vera verita’ di una morte per omicidio. Da subito scena da film inguardabile, lei, protagonista davanti alla bara in Chiesa, si atteggiava nell’essere la sua fidanzata (in realta’ la sua ragazza non lo era piu’. Denis l’aveva lasciata. Era Roberta la ragazza di mio fratello) attorniata dai suoi familiari con occhiali scuri ben allineati”.
“18 novembre 2025 – appunti documenti allineati dalla richiesta di accertamento della verità:
1. Corte di Cassazione: La verità va ricercata – risposta ai legali della Interno’ contrari alla riesumazione;
2. Autopsia 2017 – la decisione per utilizzare e analizzare ogni organo e con quale metodo e’ stata discussa, accettata e controfirmata da tutti, compresi i Periti della interno”. Risposta esami autoptici: soffocato e il suo corpo sormontato parzialmente”.
3. Processo in Corte D’Assise Cosenza: oltre 60 udienze con circa 200 testimoni (intercettazioni ascoltate e testimonianze dove e’ emerso anche cio’ che doveva essere fatto, ma non e’ stato fatto nel 1989, testimonianze false anche in aula, ma sbugiardate), medici legali, esperti, provenienti da varie parti d’Italia.
4. Sentenza di 1° grado: Isabella Internò colpevole.
5. Corte di Cassazione: la Procura di Castrovillari si oppone per le attenuanti, convertito il ricorso gli atti vengono trasmessi alla Corte d’Assise di Appello di Catanzaro.
6. Corte d’Appello Catanzaro: il 24 ottobre 2025 la prima udienza; il 27 gennaio 2026 la seconda udienza. In attesa di Giustizia dopo 36 anni”.

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