Italia
Gli italiani soffrono la “sindrome dello spiato”, telecamere in casa spaventano più dell’AI
L’Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale svela i 10 incubi tecnologici del 2025: un italiano su tre teme le telecamere in casa. Gli esperti parlano di una vera e propria “sindrome dello spiato”
ROMA – Molti esperti la chiamano “sindrome dello spiato” ed è la paura di essere osservati, anche tra le mura domestiche. Secondo una recente ricerca dell’Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale, diretto dall’esperto di cybersecurity Matteo Adjimi, “1 italiano su 3 oggi ha paura di essere spiato tra le mura domestiche: dispositivi di videosorveglianza privati, allarmi di casa, videocitofoni sono tutti strumenti esposti a internet e troppo spesso privi degli adeguati aggiornamenti di sicurezza”.
Un timore amplificato anche da casi mediatici come quello del presentatore Stefano De Martino, vittima — secondo le ricostruzioni — di un attacco hacker alle telecamere domestiche dell’abitazione della fidanzata Caroline Tronelli. Le immagini private sarebbero poi finite online.
I 10 “incubi tecnologici” degli italiani
L’Osservatorio Argo ha condotto un’analisi su un campione di 500 cybernauti italiani ed è stata stilata la classifica dei “10 incubi tecnologici” che più spaventano gli italiani nel 2025:
– Smartphone (39%) – Sono i dispositivi più temuti: microfono, fotocamera, geolocalizzazione e accesso ai dati personali li rendono bersagli ideali. Spyware e trojan possono essere installati in modo quasi invisibile tramite link o app malevole.
– Telecamere domestiche e sistemi di allarme connessi (33%) – Spesso installati con credenziali di default o software non aggiornati, permettono l’accesso remoto tramite motori di scansione come Shodan.
– Microspie digitali (28%) – Grandi quanto una moneta, sono difficilissime da individuare e alimentano la paura di essere sorvegliati.
– Smart speaker e assistenti vocali (23%) – L’ascolto continuo può condurre alla registrazione involontaria di conversazioni private.
– Wi-Fi domestico vulnerabile (21%) – Password obsolete e protocolli insicuri aprono le porte a intrusioni e furti di dati.
– Veicoli connessi e guida assistita (19%) – Sensori e software gestiscono frenate e traiettorie, ma un bug o un attacco hacker può trasformarli in un rischio per tutti.
– Wearable e sensori biometrici (14%) – Raccolgono enormi quantità di dati sanitari e personali, spesso senza adeguata protezione.
– Smart TV e domotica (11%) – Elettrodomestici “intelligenti” che tracciano gusti e abitudini familiari.
– Identità digitale (7%) – Con l’AI generativa bastano pochi secondi di audio o video per clonare voce e volto.
– AI nella corrispondenza (5%) – Poca paura per ora, ma l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle e-mail può esporre dati sensibili e facilitare il phishing.
“Gli ‘incubi tecnologici’ presenti nella classifica non sono paure irrazionali: sono realtà quotidiane, silenziose e pervasive. Le difese efficaci nascono solo dalla consapevolezza, dalla verifica tecnica e dalla capacità di rilevare ciò che non si vede. Argo supporta aziende e privati con bonifiche ambientali e informatiche, audit di sicurezza e controllo delle superfici digitali”, ha spiegato Matteo Adjimi, direttore dell’Osservatorio e presidente di Argo SpA.
La “sindrome dello spiato”: tra realtà e psicologia
A spiegare le implicazioni psicologiche del fenomeno interviene la psicologa e psicoterapeuta Serenella Salomoni, che commenta:
“La ‘sindrome dello spiato’ mi sembra un po’ l’anticamera della paranoia. Spesso ci possono essere situazioni di questo genere, specialmente tra persone che hanno una certa tendenza ad essere negative. Noi possiamo essere positivi o negativi, secondo quello che ci viene insegnato, secondo il tipo di educazione che abbiamo ricevuto e il tipo di situazione che magari abbiamo avuto in famiglia”.
Anche la psicologa e psicoterapeuta Samantha Vitali, approfondisce: “La ‘sindrome dello spiato’ è un fenomeno che nasce da due elementi: da un lato, una base reale — perché i casi di violazione della privacy e di hackeraggio esistono davvero, come abbiamo visto anche nel caso che ha coinvolto il presentatore Stefano De Martino — e dall’altro un aspetto psicologico, legato al senso di vulnerabilità e di perdita di controllo che molti provano di fronte a una tecnologia sempre più presente nella vita quotidiana. Da una parte vogliamo sentirci protetti, dall’altra ci sentiamo osservati. Quando questa sensazione diventa costante, può generare ansia, ipervigilanza, difficoltà a rilassarsi e un generale senso di diffidenza”.
La cybersicurezza domestica si conferma una delle principali preoccupazioni del 2025: mentre cresce la dipendenza da dispositivi connessi, aumenta anche la consapevolezza dei rischi. Gli italiani vogliono sentirsi protetti, ma non sorvegliati.
La sfida del futuro sarà trovare un equilibrio tra tecnologia, privacy e benessere psicologico, evitando che la “sindrome dello spiato” diventi la nuova normalità digitale.

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