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Monti: “Nel Parlamento sofferenza verso la Germania”
Più professore che politico. Nonostante sia diventato presidente del Consiglio, Mario Monti non ha mai smesso i panni del cattedratico.
Tra una conferenza e una dichiarazione, il premier non ha mai risparmiato lezioni di comportamento, di linguaggio e di bon ton.
L’ultima l’ha sciorinata oggi quando, parlando al Bureau del Ppe di Fiesole, ha dichiarato che “la cosa peggiore che un politico possa fare ĆØ dire che si devono fare sacrifici perchĆ© sono richiesti dallāEuropa“.
Un anatema che, innanzitutto, cozza non poco con quella che ĆØ stata la motivazione cardine del suo insediamento, cioĆØ il fatto che ci volesse una personalitĆ autorevole per varare riforme e dettami richieste dall’Europa. Ma tralasciando questo aspetto, quello che stupisce ĆØ la voglia del bocconiano di raddrizzare le condotte altrui.
Ci aveva giĆ pensato poco tempo fa quando, al meeting di Cl, “suggerƬ” ai dirigenti Rai di vietare ai tg l’espressione “furbi” o “furbetti” quando parlano di evasori fiscali. In un’altra occasione, Monti si ĆØ esibito anche in una vera e propria lezione sullo spread e sull’economia.
Adesso, se la prende con quei politici che ripetono la frase “Ce lo chiede l’Europa”, spiegando che “cosƬ si distrugge cinicamente e consapevolmente la fiducia dei cittadini nei confronti del processo di integrazione europea”. Alla fine, Monti ha invitato i politici a seguire il suo esempio: “Ogni volta che parliamo allāopinione pubblica italiana di vincoli europei, patto di stabilitĆ , fiscal compact, non diciamo mai che dobbiamo farlo perchĆ© lo chiede lāEuropa”.
Oltre a questo, il presidente del Consiglio ha continuato la sua lezione evidenziando il fatto che “malgrado questa forte disciplina del non addossare mai allāEuropa i sacrifici pesantissimi che abbiamo dovuto imporre ai cittadini per mettere in sicurezza il nostro Paese, compresi e sopportati in modo ammirevole, e mai intestati allāEuropa, malgrado questo abbiamo un Parlamento che ribolle di sentimenti non verso un singolo Paese…ma potete immaginare”.
Anche nei gruppi politici nel Parlamento italiano che fanno riferimento a Cdu e Csu, ha aggiunto Monti, “cāĆØ ribollire di insofferenza verso la Germania e il governo tedesco”. Allargando poi la sua lezione alla platea europea, Monti ha chiosato: “Dovremmo discutere se stilare un codice di condotta nel linguaggio pubblico di coloro che amano chiamarsi leader europei: in una fase di tanto facile scatto dei sentimenti, delle demagogie, dei localismi e dei populismi, ci manca solo che i governanti nazionali cavalchino lāonda anti-Bruxelles dopo aver partecipato, magari distrattamente, alle decisioni prese a Bruxelles”.

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