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Guccione (Pd): «la sanità deve essere sottratta alle Regioni e tornare allo Stato»

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Guccione (Pd): «la sanità deve essere sottratta alle Regioni e tornare allo Stato»

Il dirigente nazionale dem critica l’intesa Calabria–Emilia Romagna: «Rischia di aumentare le rinunce alle cure. Serve una riforma che sottragga la sanità al potere delle Regioni»

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Guccione-Annunziata

COSENZA – Carlo Guccione, componente della Direzione nazionale del Partito Democratico, interviene sulla storica emergenza della sanità calabrese con una dura analisi sulla gestione regionale della sanità e sul fenomeno dell’emigrazione sanitaria, definendo gli ultimi interventi annunciati come «pannicelli caldi» incapaci di incidere sulla sostanza del problema. Il riferimento è al recente accordo tra Regione Calabria ed Emilia Romagna, nato con l’obiettivo di ridurre la migrazione sanitaria: «Il provvedimento assunto in questi giorni per provare a ridurre la ferita sanguinante dell’emigrazione sanitaria tra le regioni del Sud e quelle del Nord è puramente mediatico. Inutile. Un classico pannicello caldo. Perché niente – dichiara Guccione – va in direzione del miglioramento quantitativo e qualitativo dell’offerta sanitaria erogata all’interno delle regioni che poi generano emigrazione».

Emigrazione sanitaria: un’emorragia da 5 miliardi l’anno

Il dirigente dem sottolinea come la fuga dei pazienti verso il Nord costi alle regioni del Sud 5 miliardi di euro ogni anno, una spesa determinata dalle «profonde disuguaglianze dell’offerta sanitaria». In Calabria, nel 2024, la sanità passiva ha raggiunto quota 328 milioni di euro, cifra che – afferma – «tendenzialmente nel 2025 sta aumentando». Guccione ribadisce che la mobilità è «una necessità» e non una scelta libera: «La mobilità sanitaria è una necessità dovuta dall’incapacità della Regione Calabria ad erogare prestazioni efficienti e a garantire i livelli essenziali di assistenza».

Tetti alle prestazioni: «Così si aumenta la rinuncia alle cure»

A proposito dell’accordo con l’Emilia Romagna, Guccione avverte che il rischio è quello di aggravare una situazione già critica: «L’accordo rischia, attraverso l’imposizione di tetti alle prestazioni sanitarie, di aumentare il numero dei cittadini che rinunciano alle cure, che nella nostra regione ha raggiunto il 10%, la più alta percentuale d’Italia». E ricorda inoltre un caso emerso nel 2019, da lui denunciato, riguardante il mancato controllo sui costi dell’emigrazione sanitaria: la Calabria aveva pagato 4,7 milioni di euro per prestazioni a pazienti risultati non residenti e non aveva contestato flussi da 222 milioni, che «avrebbero potuto far risparmiare 36 milioni di euro».

«Oggi, nel 2025, la Regione Calabria è in grado di controllare la reale fruizione dei pazienti che rientrano a tutto titolo nella migrazione sanitaria regionale? Ed è in grado anche di verificare analiticamente il livello e la qualità delle prestazioni che si acquistano da fuori?»

«La sanità deve tornare allo Stato»

Guccione sostiene la necessità di una riforma radicale:
«È il tempo questo di una riforma complessiva della sanità italiana. È il tempo della sanità interamente controllata dallo Stato centrale, finalmente sottratta alle derivazioni e spesso deformazioni del potere delle Regioni». Il dirigente dem invita infine il Partito Democratico regionale a prendere posizione: «Il Pd calabrese faccia sua una battaglia per evitare che l’intesa triennale tra Regione Calabria ed Emilia Romagna per regolare i flussi della mobilità sanitaria si trasformi solo in un risparmio economico a discapito della salute dei calabresi. È il tempo delle scelte di campo». Il suo intervento riaccende l’attenzione su un tema che, da decenni, incide sulla vita dei cittadini e sul futuro del sistema sanitario del Mezzogiorno.

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