Tirreno
Scalea, il sindaco Mario Russo resta in carica: respinto il ricorso del candidato Perrotta
PAOLA (CS) – Il sindaco Mario Russo rimarrà in carica. Lo ha stabilito il tribunale di Paola, confermando l’elezione del primo cittadino e accogliendo le tesi difensive degli avvocati Morcavallo, Longo e Gentile. I giudici, con sentenza del 22 settembre 2025, hanno rigettato il ricorso proposto da Giacomo Perrotta, candidato a sindaco di Scalea contro Mario Russo, sindaco eletto, che, quindi, resta stabilmente nella carica.
Il Tribunale ha accolto integralmente le tesi difensive svolte dall’avvocato Oreste Morcavallo nell’interesse del Comune e dagli avvocati Fabio Longo e Giancarlo Gentile per Russo, ritenendo l’insussistenza della causa di incandidabilità in capo al sindaco di Scalea, poiché il reato ascritto a quest’ultimo non è più previsto dalla legge come reato. Il ricorrente è stato condannato, pure, al rimborso delle spese giudiziali.
«Di particolare interesse la sentenza – ha commentato l’avvocato Morcavallo – perché per la prima volta affronta l’incidenza dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio sulla legge Severino, che deve intendersi modificata ope legis nella previsione delle cause di incandidabilità »
Il ricorso dell’ex sindaco Perrotta
Alle scorse elezioni comunali del 25 e 26 maggio, il candidato sindaco Perrotta aveva deciso di impugnare il verbale con cui è stato proclamato eletto Mario Russo. L’ex primo cittadino non si è limitato a contestare l’atto finale, ma ha esteso il ricorso a tutti i passaggi procedurali collegati al voto, compresa la prima delibera del nuovo consiglio comunale. Con l’azione legale, Perrotta chiedeva al tribunale di dichiarare incandidabile e ineleggibile l’attuale sindaco, di sancirne la decadenza immediata e di procedere a una correzione del risultato elettorale.
Il nodo centrale riguarda una condanna definitiva a carico di Russo: nel 2015 il Tribunale di Paola lo aveva riconosciuto colpevole di turbativa d’asta e abuso d’ufficio, con una sentenza poi confermata in appello e in Cassazione. La pena prevedeva 18 mesi di reclusione e un anno di interdizione dai pubblici uffici.
Secondo Perrotta, la condizione di ineleggibilità discende direttamente dalla Legge Severino, che vieta la candidatura a chi abbia riportato condanne superiori a sei mesi per reati legati all’abuso di potere o alla violazione dei doveri connessi a una funzione pubblica.
Russo, tuttavia, ha potuto presentarsi di nuovo alle urne grazie alla Riforma Nordio, che ha abrogato in via retroattiva il reato di abuso d’ufficio e le relative pene accessorie.

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