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Telecontact, 1600 lavoratori fuori da Tim. Al via lo sciopero: «Mortificata la storia dell’azienda»

Calabria

Telecontact, 1600 lavoratori fuori da Tim. Al via lo sciopero: «Mortificata la storia dell’azienda»

Il Gruppo Tim ha confermato la volontà di effettuare la cessione del ramo d’azienda Telecontact Center che confluirà in nuova società denominata Dna. Sindacati e lavoratori non ci stanno

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CATANZARO – Rabbia, delusione, sconforto e anche un po’ rassegnazione i sentimenti che pervadono i lavoratori di Telecontact Center dislocati in tutta Italia, di cui 432 si trovano a Catanzaro, a seguito degli ultimi sviluppi lavorativi emersi nella giornata di ieri.

Tim, infatti, ha confermato la volontà di avviare la procedura ex art. 47 per la cessione del ramo d’azienda Telecontact Center che oggi conta 1599 lavoratori dislocati tra Catanzaro, Caltanissetta, Napoli, Roma, L’Aquila, Milano, Ivrea e Aosta. Il ramo d’azienda confluirà in nuova società denominata Dna. Una decisione che non si è riusciti a scongiurare nel corso del confronto che si è tenuto ieri al ministero del Lavoro tra i sindacati e Tim.

Motivo questo che ha portato le sigle sindacali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, a proclamare una giornata di sciopero, il prossimo 17 novembre, che sarà seguita dall’astensione dal lavoro per due ore a fine turno fino al 16 dicembre. Lo sciopero sarà accompagnato da presidi e mobilitazioni nelle città in cui Telecontact ha sede.

Telecontact, UGL: “Non sono chiare le motivazioni di Tim”

Un incontro quello di ieri che, malgrado le rassicurazioni da parte di Tim sulla validità dell’iniziativa messa in campo, “non ha contribuito a fornire dettagliatamente alle organizzazioni sindacali garanzie rispetto alla tenuta complessiva di un progetto che, a nostro avviso, – dicono dalla  Segreteria Nazionale UGL Telecomunicazioni – ha già un vizio di origine: la cessione da parte di Tim di 1600 lavoratori che per oltre un ventennio hanno contribuito, attraverso la loro professionalità, a scrivere una pagina importante nella gestione del servizio clienti del gruppo. Tim anche attraverso questa operazione nega e mortifica la sua storia come azienda faro del settore”.

“Non sono ovviamente bastate le conferme riguardo tutte le tutele previste dalla legge, dal contratto di settore e dalla conferma degli accordi relativi al secondo livello contrattuale siglati negli ultimi anni; – continua il sindacato – le parti sociali non hanno ricevuto garanzie rispetto alla tenuta complessiva del progetto. Rimangono dunque poco chiare alla nostra organizzazione le reali motivazioni che impediscono a Tim di costruire un progetto di riqualificazione del personale al suo interno proprio in virtù di quelle che potrebbero essere le opportunità legate alla digitalizzazione. Se il progetto tanto sponsorizzato da Tim è così importante e innovativo perché la stessa dovrebbe sfilarsi dallo stesso dopo quattro anni?”.

La preoccupazione da parte di UGL sulla futura tenuta occupazionale “di questa newco riguarda ovviamente tanto i lavoratori di Telecontact quanto quelli del Gruppo Distribuzione, che nella vertenza sembrano essere un convitato di pietra”.

Enzo Bruno: “Scelta miope”

“La decisione del Gruppo Tim di avviare la procedura ex art. 47 per la cessione del ramo d’azienda Telecontact Center è una scelta miope e pericolosa, che mette a rischio la stabilità di circa 1.600 lavoratori in tutta Italia, di cui 400 nella sede di Catanzaro”. È quanto afferma Enzo Bruno, consigliere regionale del gruppo Tridico Presidente, commentando la notifica inviata alle organizzazioni sindacali e la preoccupazione diffusa tra i dipendenti.

“Non siamo di fronte a licenziamenti immediati – sottolinea ancora il consigliere regionale del gruppo Tridico Presidente – perché la legge impone la continuità occupazionale, ma il trasferimento dei lavoratori fuori dal gruppo Tim comporta la perdita di un presidio industriale fondamentale. È un’operazione che cambia la natura del rapporto di lavoro e apre una stagione di incertezza: chi oggi lavora per TIM si ritroverà domani in un’altra azienda, con un’altra partita economica e con garanzie tutte da verificare”.

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