Cosenza
Il beato Carlo Acutis, “il ragazzo normale divenuto modello di santità”
Anche la Cattedrale di Cosenza celebrerà una messa in onore del 15enne morto nel 2006 di leucemia dopo un’infanzia e un’adolescenza trasformata dalla grazia di Dio e divenuto beato lo scorso sabato
COSENZA -Tremila pellegrini hanno partecipato sabato pomeriggio alla Messa per la beatificazione di Carlo Acutis, nella Basilica superiore di San Francesco, ad Assisi. Anche la Cattedrale di Cosenza, questa sera alle 20.30, celebrerà una messa di ringraziamento.
Il beato Carlo Acutis, nato e cresciuto a Milano, aveva 15 anni quando, il 12 ottobre 2008, fu stroncato da una leucemia fulminante all’ospedale San Gerardo di Monza. Ma “che aveva di speciale questo ragazzo?”, si è chiesto nell’omelia il cardinale Agostino Vallini, legato pontifico per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, che ha presieduto la Messa di beatificazione dello scorso sabato 10 ottobre. Carlo – la risposta -“era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico, amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informatica, e da autodidatta costruiva programmi per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”. Già da molto piccolo Carlo aveva il dono di attrarre e veniva percepito come un esempio. I suoi familiari testimoniano che “sentiva il bisogno della fede e aveva lo sguardo rivolto a Gesù. L’amore per l’Eucarestia fondava e manteneva vivo il suo rapporto con Dio”. Una delle sue frasi più celebri è “l’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”. Gesù era la forza della sua vita e lo scopo di tutto ciò che faceva; era ugualmente molto devoto alla Madonna.
Suo ardente desiderio inoltre era quello di attrarre quante più persone a Gesù, facendosi annunciatore del Vangelo anzitutto con l’esempio della vita. “Carlo sentiva forte il bisogno di aiutare le persone a scoprire che Dio ci è vicino. Per comunicare questo bisogno spirituale si serviva di ogni mezzo, anche dei mezzi moderni della comunicazione sociale, che sapeva usare benissimo, in particolare Internet, che considerava un dono di Dio ed uno strumento importante per incontrare le persone e diffondere i valori cristiani“, ha continuato il cardinale Vallini. Per lui “la Rete non è solo un mezzo di evasione, ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi e rifiutando il bullismo digitale; nello sterminato mondo virtuale bisogna saper distinguere il bene dal male”. Preghiera e missione sono i due tratti distintivi della fede eroica del Beato Carlo Acutis. Affidandosi alle braccia di Dio affrontò la malattia con serenità. “Il novello Beato rappresenta un modello di fortezza, alieno da ogni forma di compromesso, consapevole che per rimanere nell’amore di Gesù, è necessario vivere concretamente il Vangelo, anche a costo di andare controcorrente”.
Carlo Acutis, ricorda Vallini, aveva molta attenzione verso il prossimo, “soprattutto verso i poveri, gli anziani soli e abbandonati, i senza tetto, i disabili e le persone che la società emarginava e nascondeva. Non mancava di aiutare i compagni di classe, in particolare quelli che erano più in difficoltà. Una vita luminosa dunque tutta donata agli altri, come il Pane Eucaristico”. Carlo ha mostrato che “il frutto della santità” è una meta raggiungibile da tutti. Il nuovo Beato è stato indicato come modello particolarmente per i giovani, “a non trovare gratificazione soltanto nei successi effimeri, ma nei valori perenni che Gesù suggerisce nel Vangelo, vale a dire: mettere Dio al primo posto, nelle grandi e nelle piccole circostanze della vita, e servire i fratelli, specialmente gli ultimi.”



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