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Canile lager “Terredonniche”: un business per i proprietari, un carcere per i cani (FOTO e VIDEO)

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Canile lager “Terredonniche”: un business per i proprietari, un carcere per i cani (FOTO e VIDEO)

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cani mendicino terredonniche

Dal 1978 i coniugi Arturo Bruno e Franca Petruzzi Battaglini, dopo aver acquistato un piccolo appezzamento di terreno nel comune di Mendicino hanno avviato la costruzione dei box per cani. Oggi la struttura è diventata però, un vero e proprio canile lager.

 

MENDICINO (CS) – Iniziamo con un calcolo matematico: per ogni cane è previsto un contributo di 1.50 al giorno, per 900 cani, per 10 anni (almeno)… La struttura nata nel 1978 è cresciuta, si è allargata, ma forse nel tempo è diventata solo un business. Una struttura per la quale è stata dimenticata la manutenzione e soprattutto il canile di Mendicino,  privato ma convenzionato, non ha mai fatto nulla per cercare di trovare una sistemazione ‘alternativa’ ai quattro zampe che negli anni sono diventati centinaia. L’accesso fino al 17 novembre scorso, era vietato a tutti: cittadini, associazioni… Fino allo scorso mese di novembre infatti i cani erano off limits o da adottare a scatola chiusa, senza vedere, senza conoscere con, controlli veterinari quasi inesistenti, e costretti a vivere in tantissimi, in pochi metri quadri. Tanto, avrà pensato il titolare, più ce ne sono e più guadagno. Poi che vivano in condizioni pietose che importa!

Camomilla reclusa da 11 anni

Camomilla reclusa da 11 anni

La coppia titolare del canile sanitario privato, è composta da Arturo Bruno, componente della Guardia di Finanza e proveniente dal Centro Cinofilo delle Fiamme Gialle di Castiglione del Lago (PG), e da Franca Petruzzi Battaglini, una grande appassionata di cani. Ma forse questa “passione” l’ha persa con il passare degli anni perchè all’interno della loro “struttura – carcere” ci sono cani che sono cresciuti e letteralmente invecchiati nel canile.

Ma facciamo un passo indietro: l’abilitazione ad aprire un’attività di “Canile da adibire ad Addestramento per Cani di Utilità e Pensione per tutti i tipi di Cani”, viene concessa alla signora nell’aprile del 1986. Dieci anni dopo, visto il dilagare del randagismo, la coppia avrebbe deciso di allargare e di apportare alcune modifiche alle strutture esistenti costruendo altri box.

E poi ci sono le convenzioni; sono decine infatti i comuni che ‘portano’ i cani catturati sul territorio di competenza a Mendicino da circa 20 anni (come ad esempio Montalto, Uffugo, Celico, Rovito, Piane Crati…). Un servizio che costa un bel pò di soldi, ma per i poveri quattro zampe costa molto di più: la reclusione per tutta la vita o quasi. Risultato? A causa del “randagismo”, fenomeno di cui poco si occupano i Comuni, da vent’anni nel canile “Terredonniche” sono reclusi centinaia di cani in condizioni assolutamente non idonee alla loro natura.

E fino allo scorso mese di novembre, nessuno poteva entrare nel canile, nè per conoscere, nè per adottare, nè per ispezionare. Addirittura chi si recava a Mendicino per chiedere informazioni su dove fosse ubicata la struttura, riceveva solo ‘omissioni’. Eppure quei mille cani, stipati a ridosso di una vallata abbaiano eccome e si sentono, mentre le persone invece, non ne parlano, fanno quasi finta che quel posto non esista.

Fino a novembre scorso all’ingresso del canile non era neanche indicato un orario di apertura, un giorno per le adozioni.  Nessuno poteva portare loro una carezza o una speranza. 

canile-mendicino-01

Detenuti come in un carcere, senza diritti, senza libertà. E’ questo il canile carcere di Terredonniche a Mendicino dove per fortuna, dopo vent’anni e più, i cancelli si sono aperti solo tre mesi fa, a seguito di un blitz di volontari e animalisti, accompagnati dal parlamentare del Movimento 5 Stelle, Paolo Bernini. Finalmente qualcuno è riuscito ad entrare in quel luogo inaccessibile a chi ama davvero i cani e non vuole certo ‘speculare’ sulla loro vita.

I volontari di Croce del Sud Onlus, che si occupano di sfamare, dissetare, recuperare e curare cani in difficoltà, randagi abbandonati, raccontano di piccoli passi per cercare di trovare una casa a tutti e 900 circa, i cani ‘stipati’ in condizioni assurde nel canile-carcere. Cani che non sono mai usciti dal box per anni, feriti, malati, e privati di qualsiasi attività di sgambamento.

 

Numeri, soldi. Una responsabilità che però, non è legata solo ai due titolari di questa agghiacciante struttura, ma anche di chi avrebbe dovuto curarli o quantomeno segnalare le condizioni pessime di detenzione dei poveri animali.

White - reclusa da 10 anni

White – reclusa da 10 anni

Un ‘cane che si morde la coda’ e che vede i Comuni ‘sbarazzarsi’ dei randagi come se fossero merce avariata; il canile accoglierli per guadagnare su di loro, e l’Asp ignorare e non garantire la loro salute.

Croce del Sud: “stiamo cercando casa a tutti i cani reclusi”

Dopo il sopralluogo del deputato del Movimento 5 stelle insieme ai volontari dell’IAPL e ai rappresentanti dell’associazione Croce del Sud Onlus e Animal Amnesty Cosenza, è stato presentato un esposto – denuncia per chiedere il sequestro di Terredonniche “a causa della gestione inaccettabile, che non rispetta le esigenze socio-etologiche degli animali determinando condizioni incompatibili con la natura stessa dei cani”. Ma da quel giorno, sono in pochi a continuare l’opera di ‘liberazione’ dei poveri cani ancora costretti nelle gabbie. Una trentina, grazie ai volontari di Croce del Sud, sono riusciti a trovare casa ma il lavoro è ancora lungo. Almeno però, la struttura oggi è aperta un’ora al giorno, tutti i giorni.  “Abbiamo tirato fuori cani che hanno anche 14 anni. Fee canile mendicinoPrima del 17 novembre non c’era neanche un cartello con gli orari, non c’era la possibilità di entrare per nessuno, volontari, cittadini… parliamo di un canile che ‘guadagna’ un milione e mezzo di euro l’anno”.

C’è chi ha sollevato dubbi sullo stato di salute e sulle cure, chi sull’obbligatoria sterilizzazione dei quattro zampe ma di fatto, chi decide di adottarne uno, lo fa “a scatola chiusa”. Inoltre la struttura non ha vasche per le feci e solo ora, pare si stia procedendo con i lavori…. dopo vent’anni. E se nel periodo di gran freddo di gennaio, da tutta Italia sono arrivate richieste di inviare coperte e plaid, per non far morire di freddo i cani di Mendicino, non è stato consentito alcun gesto.

La struttura inoltre è situata a ridosso di una vallata e  se dovesse verificarsi uno smottamento, quei poveri cani  morirebbero tutti. Una situazione agghiacciante, che negli anni è passata (forse volontariamente) inosservata e che ora necessita di interventi. Primo tra tutti: far uscire i cani da quel posto!

 

canile lager mendicino

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