Calabria
Blitz della Polizia in Calabria e all’estero, tra gli arrestati anche un poliziotto
REGGIO CALABRIA – E’ scattata alle prime ore di oggi nella Locride un’operazione della Polizia, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, per l’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi disposti dal gip. Il blitz della Squadra mobile ha colpito presunti esponenti delle cosche del mandamento ionico. Le accuse sono associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di droga e violenza privata. L’operazione, coordinata anche dall’aggiunto Giuseppe Lombardo, ha interessato il territorio estero, dove risiedono alcuni indagati.
Individuati e ricostruiti gli affiliati e gli assetti della Locale di Mammola comprese le sue proiezioni in Lussemburgo. Complessivamente sono 12 gli arresti eseguiti, 8 in carcere e 4 ai domiciliari. Con il coordinamento di Eurojust e il supporto dell’unità I-can del Servizio cooperazione internazionale di polizia, il fast team della Polizia nazionale, sta eseguendo all’estero 3 delle 12 misure cautelari.
Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta denominata Malea, dall’antico nome di Mammola, gli indagati esercitavo sul territorio un asfissiante controllo criminale, imponendo il pagamento del pizzo agli imprenditori che eseguivano lavori pubblici nell’area di competenza. Tra le vittime delle richieste estorsive figurano anche il titolare delle giostre che vengono installate in occasione della festa patronale di San Nicodemo.
Poliziotto finito ai domiciliari
C’è anche un poliziotto tra gli arrestati nell’operazione Malea condotta dalla Polizia contro la Locale di ‘ndrangheta di Mammola nel Reggino. Si tratta di Domenico Sità , di 49 anni, sovrintendente in servizio al Commissariato di Siderno, finito ai domiciliari per concorso esterno con la ‘ndrangheta. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe fornito, in passato a Rodolfo Scali – tra gli arrestati e ritenuto a capo del sodalizio – e più di recente ad un soggetto indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Torino notizie riservate, anche in cambio di alcune regalie.
Le indagini della Squadra mobile di Reggio Calabria, grazie alle numerose intercettazioni, hanno permesso di documentare l’esistenza dei presunti vertici e partecipi del locale di ‘ndrangheta di Mammola, capace di controllare quel territorio, di condizionarne l’imprenditoria e le attività nel settore boschivo con il metodo delle estorsioni, nonché di finanziarsi anche mediante la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti.
Oltre a Scali, accusato di associazione mafiosa ed estorsione e portato in carcere, sono stati portati in carcere Damiano Abbate, di 60 anni, Isidoro Cosimo Callà (65), Ferdinando Vincenzo Cimino (32), Nicodemo Deciso (54), Nicodemo Fiorenzi (63), Raffaele Romeo (57) e Domenico Spanò (55). Ai domiciliari, oltre a Sità , sono finiti Salvatore Nicodemo Abbate (28), Enzo Fabrizio D’Alessandria (59) e Francesco Antonio Staltari (60).
L’operazione “Malea” ha portato per la prima volta, secondo gli inquirenti, a censire e riconoscere l’operatività di una vera propria cellula mafiosa a Mammola, anche se in passato alcuni degli arrestati erano stati già coinvolti in inchieste antimafia. Oltre ai 12 provvedimenti restrittivi, la Dda ha iscritto altre 7 persone nel registro degli indagati.
Le indagini
Nel piccolo centro dell’area ionica, il ruolo di capo del locale sarebbe stato ricoperto da Rodolfo Scali, già coinvolto in passato nelle indagini “Prima Luce”, “Crimine” e “Minotauro”. Ad affiancarlo nella conduzione del sodalizio e nell’attuazione del programma criminoso, secondo l’accusa, vi erano il cognato Damiano Abbate, con il ruolo di capo società , e Isodoro Cosimo Callà con il ruolo di crimine. Dello stesso sodalizio sono ritenuti partecipi Nicodemo Deciso, Nicodemo Fiorenzi, Raffaele Romeo, Domenico Spanò, Ferdinando Cimino.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia riscontrate dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, la locale di Mammola aveva proiezioni anche all’estero e in particolare in Lussemburgo dove risiedono stabilmente e sono stati arrestati alcuni degli indagati. Il referente nel Granducato sarebbe stato Nicodemo Fiorenzo le cui decisioni dovevano essere sempre concordate con i vertici della locale di Mammola.
La squadra mobile ha ricostruito anche alcune estorsioni messe in atto dalla cosca come quella ai danni di una ditta che stava eseguendo i lavori pubblici sul tratto stradale ricadente tra Mammola e Cinquefrondi della Strada grande comunicazione Ionio-Tirreno. La cosca avrebbe imposto un’estorsione anche ai danni dell’impresa che stava mettendo in sicurezza la scuola media di Mammola e ai titolari delle giostre installate in occasione della festa patronale di San Nicodemo. Questi ultimi sarebbero stati costretti a corrispondere un numero elevato gettoni o biglietti per poter usufruire gratuitamente delle attrazioni ludiche. L’indagato Francesco Antonio Staltari, finito ai domiciliari, inoltre, è accusato di tentato omicidio in quanto la sera del 26 agosto 2016, sul lungomare di Siderno, all’uscita del lido “Kalahari” avrebbe sparato tre colpi d’arma da fuoco, da distanza ravvicinata, nei confronti del titolare colpendolo di rimbalzo. Poco prima la vittima era stata colpita alla testa con una bottiglia da parte di un complice di Staltari che avrebbe sparato per vendicare il figlio Mirko che era stato aggredito.
Occhiuto: «blitz conferma il muro contro le cosche»
“Non si ferma l’efficace azione di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine ai poteri criminali che vessano il territorio calabrese. L’operazione odierna della Polizia, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, per l’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi e che ha colpito presunti esponenti delle famiglie del mandamento ionico, conferma il muro che in Calabria è stato eretto contro le cosche e contro ogni forma di malaffare, e restituisce allo stesso tempo speranza al desiderio di democrazia e sviluppo di tutti i cittadini onesti”. A dirlo è Roberto Occhiuto, presidente della regione Calabria. “Le Istituzioni – prosegue – sono partecipi di questa imprescindibile battaglia di legalità finalizzata all’emancipazione della nostra regione. Ringrazio ancora una volta la Dda di Reggio Calabria e tutti gli uomini delle forze dell’ordine impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta”.



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