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Blue Whale, criminologa: “Gruppi su autolesionismo e suicidio? Da quando c’è la rete. Attenti alla psicosi” (AUDIO)
Un fenomeno ‘social’ che spingerebbe i ragazzi ad affrontare 50 prove estreme in cinquanta giorni, fino a condurli al suicidio. Le segnalazioni di casi sospetti arrivati alla Polizia postale sono numerosi e altrettanti i messaggi di allerta inviati su WhatsApp, anche da parte di genitori preoccupati. Ma non è un allarme recente
COSENZA – E’ diventato una psicosi ma questa sorta di ‘gioco‘ non è nuovo e affonda le sue ‘radici’ nella rete da quando essa è nata. Gesti al limite che portano all’ultima prova quella di togliersi la vita. Le vittime vengono attirate attraverso il social network: Instagram, WhatsApp, Facebook… da quello che viene definito “curatore”; un personaggio che guida i ragazzi psicologicamente vulnerabili e li sottopone a 50 prove sotto la minaccia, spesso di possedere informazioni sulla famiglia. Si parte dai tagli alle braccia e da post contrassegnati dall’hashtag #f57.
La prima apparizione del termine Blue Whale è riconducibile ad un quotidiano di Mosca che nel maggio dell’anno scorso ha pubblicato un’inchiesta che rinconduce almeno 80 delle 130 morti avvenute in Russia tra il novembre 2015 e l’aprile 2016 a comunità virtuali su VKontakte, l’equivalente di Facebook in Russia. Perché Blue Whale? Per l’abitudine delle balene a spiaggiarsi e morire, senza alcun apparente motivo.
A portare il fenomeno all’attenzione del pubblico italiano è stata la trasmissione televisiva Le Iene che ha raccolto le testimonianze di quattro mamme russe di ex “giocatori”. In Italia sono al vaglio una cinquantina di casi sospetti in varie regioni ed è di ieri la denuncia di un ragazzo di 16 anni della provincia di Cosenza denunciato per l’istigazione al suicidio di una coetanea, una ragazza catanese.
Delle origini del fenomeno l’avvocato penalista e criminologa Chiara Penna, ne ha parlato ai microfoni di Rlb Radioattiva: “i gruppi in rete in cui si condividono esperienze legate all’autolesionismo e al suicidio esistono da quando esiste la rete. E’ importanti che se ne parli in maniera corretta”.
ASCOLTA L’INTERVISTA
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“In questi gruppi ci sono persone con capacità manipolative – spiega la criminologa – che non fanno altro che rafforzare degli intenti già presenti nelle menti dei giovani che vi si avvicinano. Il meccanismo è simile a quello delle sette sataniche: adescamento di soggetti già predisposti a questo tipo di azioni e gli adolescenti sono sottoposti a maggiori rischi perchè sono attratti dalla sfida, dall’occulto, dal voler sentirsi parte di un gruppo affrontando sfide e paure”.
“Si deve partire dalla famiglia, dalla scuola e dall’affrontare il disagio. C’è chi si dedica al bullismo – ha dichiarato l’avv. Penna – e chi si avvicina a gruppi che praticano l’autolesionismo. La mancanza di dialogo e la frustrazione fa si che i ragazzi in rete, trovino un modo per aggregarsi e affrontare l’incapacità di vivere la realtà e le proprie paure”.
Da tempo dunque, online ci sono gruppi che istigano all’autolesionismo e al suicidio, nati anche per via del clamore mediatico, per cui è utile prestare attenzione che si tratti di Blue Whale o altro. Quello che è possibile fare per prevenire o sventare casi di questo tipo, è seguire le indicazioni degli operatori di Polizia se si hanno sospetti: www.commissariatodips.it
Consigli per gli adulti
– Chi aderisce alla sfida del Blue Whale viene indotto a tenere ostinatamente all’oscuro gli adulti significativi, insegnanti e genitori in primis, adducendo giustificazioni e scuse per spiegare ferite, cambi di abitudini, comportamenti inusuali: approfondite sempre quello che non vi convince;
– Aumentate il dialogo sui temi della sicurezza in rete: parlate con i ragazzi di quello che i media dicono e cercate di far esprimere loro un’opinione su questo fenomeno;
– Prestate attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno veglia: alcuni passi prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4,20 del mattino per vedere video horror, ascoltare musica triste, salire su palazzi e sporgersi da cornicioni.
– Se avete il sospetto che vostro figlio frequenti spazi web sul Blue Whale, parlatene senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire: può capitare che quello che agli adulti sembra “roba da ragazzi” per i ragazzi sia determinante;
– Se vostro figlio/a sta passando un periodo di forte fragilità, non esitate a confrontarvi con gli specialisti che lo seguono, chiedendo loro quali strategie potete adottare per ridurre il rischio che si lasci coinvolgere nella sfida Blue Whale;
– Se vostro figlio/a vi racconta che c’è un compagno/a che partecipa alla sfida Blue-Whale, comunicatelo ai genitori del ragazzo se avete un rapporto confidenziale, o alla scuola, se non conoscete la famiglia; se non siete in grado di identificare con certezza il ragazzo/a in pericolo, recatevi presso un ufficio di Polizia o segnalate i fatti cliccando qui.
– Indurre qualcuno a compiere azioni dolorose e pericolose, così come dichiarare emergenze che non esistono, può essere reato: quello che sembra uno scherzo può diventare un rischio grave per chi è fragile o troppo giovane;
Consigli per i ragazzi
– La sfida del Blue Whale non è un gioco né una prova di coraggio, è qualcosa che attraverso i social può far leva sulla fragilità di alcuni bambini e ragazzi, inducendoli a mettersi seriamente in pericolo: non contribuire a diffondere questo rischio;
– Nessuna sfida con uno sconosciuto o con gruppi di amici sui social può mettere in discussione il valore della tua vita: segnala chi cerca di indurti a farti del male, a compiere autolesionismo, ad uccidere animali, a rinunciare alla vita cliccando qui;
– Ricorda che anche se ti sei lasciato convincere a compiere alcuni passi della pratica Blue Whale, non sei obbligato a proseguire: parlane con qualcuno, chiedi aiuto, chi ti chiede ulteriori prove cerca solo di dimostrare che ha potere su di te;
– Non credere che pressioni a compiere prove sempre più pericolose siano reali: chi minaccia te o la tua famiglia vuole dimostrare di poterti comandare, non lasciarti ingannare;
– Se conosci un coetaneo che dice di essere una Blue Whale parlane subito con un adulto: potrebbe essere vittima di una manipolazione psicologica, di una suggestione e il tuo aiuto potrebbe farlo uscire dalla solitudine e dalla sofferenza;
– Se qualcuno ti ha detto di essere un “curatore” per la sfida Blue Whales sappi che potrebbe averlo proposto ad altri bambini e ragazzi: parlane con qualcuno di cui ti fidi e segnala subito chi cerca di manipolare e indurre dolore e sofferenza ai più piccoli cliccando qui;
– Se sei stato aggiunto a gruppi whatsapp, Facebook, Istagram, Twitter o altri social che parlano delle azioni della sfida Blue Whale, parlane con i tuoi genitori o segnalalo subito cliccando qui;
– Indurre qualcuno a compiere azioni dolorose e pericolose così come dichiarare emergenze che non esistono può essere reato: quello che sembra uno scherzo può diventare un rischio grave per chi è fragile o troppo giovane;
– In rete come nella vita aiuta sempre chi è in difficoltà.



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