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La situazione dei rifiuti in Calabria sotto la lente della Commissione europea
BRUXELLES – La Commissione europea si aspetta che le autorità calabresi adottino al più presto un nuovo piano di gestione che rispetti pienamente le norme comunitarie.
E’ quanto emerso da un dibattito sulla situazione in Calabria che si è svolto oggi alla commissione Petizioni del Parlamento Ue. “Da diciassette anni la Calabria sta facendo i conti con un’emergenza ambientale e sanitaria, con centinaia di discariche dismesse e siti inquinati da bonificare“, ha detto Maurizio Benedetto, uno dei promotori di una petizione presentata a Bruxelles. Il rappresentate della Commissione Ue ha ricordato che la sentenza di oggi della Corte di giustizia, con cui l’Italia è stata condannata al pagamento di una sanzione per il mancato rispetto della direttiva rifiuti, riguarda molte regioni italiane, fra cui la Calabria. La Corte Ue infatti, ha condannato l’Italia a pagare una multa milionaria per non essersi ancora adeguata alla direttiva rifiuti sulle discariche, infliggendo una sanzione forfettaria di 40 mln di euro e una penalità di 42,8 mln per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie di adeguamento alla sentenza del 2007.
Nel 2007 infatti, la Corte con una prima sentenza ha dichiarato che l’Italia era “venuta meno, in modo generale e persistente, agli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti stabiliti dalle direttive relative ai rifiuti, ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti”. Nel 2013, la Commissione ha ritenuto che l’Italia non avesse ancora adottato tutte le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza del 2007. In particolare, 218 discariche ubicate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva rifiuti, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva rifiuti pericolosi, e per 5 discariche l’Italia non aveva dimostrato che fossero state oggetto di riassetto o di chiusura in linea con la direttiva discariche di rifiuti.
Nel corso dell’attuale causa, la Commissione ha denunciato che 198 discariche non erano ancora conformi alla direttiva rifiuti, di cui 14 non conformi neppure alla direttiva rifiuti pericolosi, oltre a esserne rimaste due non conformi alla direttiva discariche di rifiuti.
Per Lussemburgo “l’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007” ed è quindi “venuta meno agli obblighi”, di conseguenza la condanna a pagare una somma forfettaria di 40 mln di euro e a versare una penalità semestrale a far data da oggi e fino all’esecuzione della sentenza del 2007 calcolata a partire da un importo iniziale di 42,8 mln. Da questo saranno detratti 400mila euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi e 200mila per ogni altra messe a norma. Questo perché, rileva la Corte, “l’inadempimento perdura da oltre sette anni” e “le operazioni sono state compiute con grande lentezza” tanto che “un numero importante di discariche abusive si registra ancora in quasi tutte le regioni italiane”.
L’esecutivo Ue continua comunque a esaminare la situazione nella regione meridionale, dove al momento rimane in vigore un piano di gestione dei rifiuti che risale al 2007. “Si tratta di un piano ormai datato, che ci aspettiamo sia aggiornato come previsto dalla relativa direttiva Ue”, ha spiegato il rappresentante della Commissione, promettendo che Bruxelles, valuterà se tale piano “rispetta i requisiti minimi” stabili dalle norme comunitarie.
Durante il dibattito è intervenuta anche l’eurodeputata del M5S Laura Ferrara, che ha chiesto alla Commissione Ue d’intervenire e di “occuparsi delle criticità del sistema di gestione dei rifiuti in Calabria“. La parlamentare ha invitato in particolare l’esecutivo comunitario a esaminare la possibilità di creare “una task-force che indaghi e intervenga sulle criticità del sistema calabrese di gestione dei rifiuti”.



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