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Processo Canile Terredonniche di Mendicino, ancora un rinvio

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Processo Canile Terredonniche di Mendicino, ancora un rinvio

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C’e attesa per l’inizio del processo. In otto sono accusati di aver “maltrattato” 700 cani e detenuti “in condizioni incompatibili con la propria natura” provocando gravi sofferenze

 

MENDICINO – Per il caso “Canile Terredonniche di Mendicino”, in otto attendono l’esito di una udienza preliminare rinviata per legittimo impedimento di un avvocato. Il tutto quindi si discuterà il prossimo 19 aprile, in cui le associazioni chiederanno di costituirsi parte civile per difendere chi “non può difendersi da solo”. Parliamo di 700 cani o, forse anche di più, stipati come carne in scatola in un canile che ne piò ospitare solo 200. Ma i reati contestati sono molto di più. Una mattanza evitata fisicamente ma già in uno stadio avanzato nella “sopravvivenza” a cui sono sottoposti giornalmente gli amici a quattro zampe. A doversi difendere sono Franca Battaglini Petruzzi legale rappresentante della società Cino Sport, Arturo, Giovanni ed Elisa Bruno, gli operatori del canile rifugio, difesi dall’avvocato Pasquale Vaccaro, il medico veterinario Antonio Troisi difeso dall’avvocato Teresa Gallucci, Giuseppe La Valle direttore dei lavori e progettista dei box difeso dall’avvocato Marietta De Rango,  il responsabile comunale dell’area tecnica di Mendicino, Roberto Greco difeso dagli avvocati Marlon ed Ubaldo Lepera.

Le indagini effettuate dal NIPAF e dai NAS dell’Arma sono scaturite a seguito di un esposto presentato nel novembre 2016 e ricomprendono fatti accaduti dal 18 novembre del 2016 al 27 luglio del 2017. L’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura di Cosenza è chiara: nel canile di Mendicino, i cani viste le loro condizioni, sarebbero stati maltrattati e detenuti “in condizioni incompatibili con la propria natura” provocando loro gravi sofferenze. Chiesto anche il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, del funzionario dell’Asp che indebitamente aveva rilasciato al canile le autorizzazioni e cioè l’accreditamento e ravvisa anche nel comportamento del funzionario comunale di Mendicino, gli estremi dell’abuso d’ufficio perchè ha consentito di costruire il canile dove non poteva essere costruito. Per cui avrebbe cagionato anche un danno ambientale. Ad oggi il canile non è stato chiuso, né è stato sottoposto a sequestro.

I capi di accusa

La famiglia Bruno che ha in gestione il canile comunale. Franca Battaglini, 60 anni, Arturo Bruno 65 anni, I figli Giovanni e Elisa Bruno rispettivamente di 28 e 35 anni, sono accusati di avere detenuto all’interno del canile rifugio, senza i requisiti necessari previsti dal Dpgr-Ca del 2012, un elevato numero di cani (circa 700) in condizioni di evidente sovraffollamento, compromettendone il loro benessere e cagionando agli stessi gravi sofferenze

Sempre Arturo e Giovanni Bruno, quest’ultimo in qualità di progettista e direttore dei lavori per la realizzazione di una rete fognaria del canile, Franca Battaglini e Giuseppe La valle in qualità di progettista e direttore dei lavori per la realizzazione di box adibiti al ricovero degli animali, in concorso tra loro, sono accusati della realizzazione su un terreno ricadente nella fascia di 150 metri dall’argine del Torrente Carone, numerosi box da destinare al ricovero degli animali, nonchè la rete fognaria per la raccolta delle acque reflue provenienti dal canile e successivo allaccio alla rete fognaria comunale, senza richiedere l’autorizzazione paesaggistica. I fatti contestati vanno dal periodo giugno 2005 fino all’ottobre 2017

Antonio Troisi in qualità di dirigente del servizio medico veterinario, responsabile del distretto sanitario di Cosenza – Savuto, è accusato di aver provocato intenzionalmente un ingiusto vantaggio a Franca Battaglini, legale rappresentante della società Cino sport, esprimendo parere favorevole all’accreditamento del canile, nonostante fosse a conoscenza, a seguito del sopralluogo del 29 giugno 2016, del sovraffollamento esistente presso il canile e della carenza dei requisiti richiesti.

Greco Roberto, in qualità di responsabile dell’area tecnica del comune di Mendicino dal primo gennaio 2010, procurava un ingiusto vantaggio alla società Cino Sport rilasciando un’autorizzazione comunale per la realizzazione della rete fognaria per la raccolta delle acque reflue provenienti dal canile ed il successivo allaccio alla rete fognaria comunale in violazione di legge, trattandosi di una zona gravata da vincolo paesaggistico ed idrogeologico

Le tre associazioni, parti offese sono la IAPL Italia Onlus, rappresentata dall’avvocato Mariella Cipparrone, e Croce del Sud e Animal Amnesty rappresentate dall’avvocato Giacomo Anelli. Nella prossima udienza si attende che il Tribunale ammetta la costituzione di parte civile di altre associazioni tra cui Legambiente.

 

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