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Si è spento Sergio Marchionne, il manager con la sigaretta in mano e il futuro nelle idee
Le condizioni erano irreversibili e in queste ore è arrivata la notizia ufficiale della scomparsa. Il manager si è spento a Zurigo dove si trovava ricoverato da alcune settimane. Il mistero sulle sue condizioni di salute precipitate nelle ultime settimane. Ma alla base potrebbe esserci il danno provocato dal fumo
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ZURIGO – Dal giorno dell’intervento alla spalla destra, al quale si era sottoposto a fine giugno, le sue condizioni inizialmente sotto controllo, si sarebbero improvvisamente aggravate. Complicanze postoperatorie che hanno portato il manager della Fiat ad uno stato ‘irreversibile’. Lo scorso fine settimana l’annuncio shock di John Elkann: “Marchionne non potrà tornare a fare l’amministratore delegato“. Doveva essere una pausa di pochi giorni la sua, per poi tornare come instancabilmente faceva da anni, al suo lavoro. Invece Sergio Marchionne, nato a Chieti 66 anni fa proprio il mese scorso, non è più uscito dall’ospedale universitario di Zurigo dove era stato ricoverato il 27 giugno. In molti hanno sperato che quella condizione ‘irreversibile’ potesse cambiare, ma per Sergio Marchionne non c’è stato nulla da fare.
Inizialmente tutti i media hanno tentato di capire e spiegare cosa avesse determinato la gravità delle sue condizioni di salute. Tra le ipotesi più concrete quella legata al vizio che lo accompagnava da sempre: “il fumo“. I suoi polmoni prima o poi avrebbero ceduto perchè Marchionne fumava tre pacchetti di sigarette al giorno. La compagna Manuela Battezzato, era riuscita in parte a convincerlo a smettere un anno fa, ma senza troppa convinzione, al punto da fargli spesso dire con il sorriso: ”le bionde saranno la mia morte”. A causare il coma irreversibile e poi la morte sarebbe stata un’embolia cerebrale, sopraggiunta durante l’operazione per un sarcoma alla spalla che, secondo indiscrezioni, pare lo affliggesse da tempo ma di cui nessuno era a conoscenza. Avrebbe voluto mantenere il segreto su questa patologia per non allarmare chi gli stava intorno e tutti quelli che lavoravano con lui. Sulla malattia il silenzio assoluto della famiglia e dell’ospedale che impedisce verifiche e certezze. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, dopo l’operazione alla spalla Marchionne avrebbe manifestato complicazioni “inattese e improvvise” che lo hanno portato a un arresto cardiaco. Il manager sarebbe stato poi portato in rianimazione, ma non dipendeva in maniera sistematica dalle macchine che gli erano da supporto. E’ seguito poi un ulteriore arresto cardiaco, che lo ha portato al decesso naturale. Secondo fonti vicine alle famiglia, l’operazione alla spalla non era stata disposta a causa di un tumore.
John Elkann ha dato l’addio all’amico Sergio: “con grande tristezza Exor ha appreso che Sergio Marchionne è mancato”, ha scritto Elkann in una nota una nota della società. “E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.
Il suo ultimo piano industriale e i cambi ai vertici di FCA
Già qualche giorno fa, al suo posto, in Fiat-Chrysler è subentrato come amministratore delegato il britannico Mike Manley, mentre la carica in Ferrari è passata a Louis Carey Camilleri, con John Elkann presidente di entrambe le aziende. Un uomo dal viso semplice che ha saputo guardare al futuro con intelligenza e costanza, che ha anche incassato malumori, proteste ma che ha salvato la Fiat rilanciandola in un mercato globale e facendola tornare nel futuro. Laureato in filosofia all’Università di Toronto (Canada), il manager completò gli studi in legge alla Osgoode Hall Law School of York University (con il massimo dei voti) ed ottenne anche un master in business administration (Mba) presso l’University of Windsor. L’ex AD di Fca e Ferrari il 1 giugno scorso a Balocco firmò il nuovo piano industriale che disegna il futuro del gruppo fino al 2022. Il 26 giugno scorso la sua ultima apparizione pubblica a Roma, in occasione della cerimonia per la consegna della Jeep Wrangler ai carabinieri.
Dal rischio fallimento di Fiat alla nascita di Fca
Marchionni entrò nel consiglio di amministrazione di Fiat 15 anni fa. Il primo giugno 2004, dopo la morte di Umberto Agnelli, venne nominato amministratore delegato del gruppo torinese al posto di Giuseppe Morchio. Come aveva più volte detto lui stesso, avrebbe dovuto lasciare l’incarico il prossimo anno con l’assemblea dei soci chiamata ad approvare i conti del 2018. Durante la guida del ‘manager con il pullover blu’ il mondo Fiat venne profondamente mutato, passando da un momento pesante incertezza con il rischio di un possibile fallimento, a diventare quello che oggi uno dei principali marchi del comparto automobilistico internazionale. Un ruolo che si è ritagliato soprattutto con l’acquisto a inizio 2009 del 35% di Chrysler, senza spendere neanche un euro in contanti, il vero e proprio capolavoro finanziario e industriale del manager italo-canadese. A maggio del 2009 Marchionne assunse la carica di Ceo di Chrysler. Successivamente, attraverso vari passaggi, la quota in Chrysler crebbe progressivamente fino ad arrivare al 100% del capitale il 1 gennaio 2014. Nell’agosto dello stesso anno nacque ufficialmente FCA (Fiat Chrysler Automobiles), settimo produttore mondiale di auto, con in pancia marchi del calibro di Ferrari, Alfa Romeo, Jeep, Ram, Dodge. Nel 2017, FCA ha venduto 2 milioni di veicoli negli Stati Uniti, più del doppio delle vendite nei giorni della crisi del 2009. Globalmente, l’anno scorso, FCA ha venduto 4,7 milioni di automobili.
In una conferenza del 2013, quando Fiat e Chrysler iniziarono a produrre altri modelli di veicoli, dichiarò alla stampa: “ho tutte le date di inizio della produzione tatuate nelle parti intime, e posso dirvi che sono affollate”. Al manager FCA spesso venne contestato di aver trasformato la Fiat “in un’azienda apolide, sradicata dall’Italia: il tutto nel plauso dei Governi”, che gli hanno permesso tutto senza chiedere mai andando spesso a contrare i diritti dei lavoratori. “Marchionne ha fatto molto per l’azienda, ma per noi operai poteva fare di più“. Questo il pensiero di alcuni operai dello stabilimento Fiat di Mirafiori, interrogati dai cronisti sul repentino avvicendamento ai vertici di Fca. Gli operai della storica fabbrica di corso Tazzoli oggi si dedicano soltanto alla produzione della Maserati Levante, dopo che una quindicina di giorni fa è stata chiusa la linea dell’Alfa Romeo Mito. “C’è molta preoccupazione soprattutto per i ragazzi più giovani che non hanno un futuro.



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