Cosenza
Accusata di riciclaggio, era ignara di guidare l’auto con il motore rubato: assolta
Una comune Fiat Punto nascondeva un motore rubato, ma la proprietaria, una donna di 50 anni non ne era a conoscenza. A scoprirlo sono stati i militari dell’Arma durante un controllo del territorio, ma la donna non aveva colpa
COSENZA – Il controllo del territorio, la revisione scaduta della macchina e la scoperta di un motore rubato. Per gli inquirenti non c’è dubbio che la donna in questione, A.N. 50 anni sia colpevole del reato di riciclaggio. In realtà la proprietaria dell’auto, incensurata e persona per bene, era all’oscuro di tutto. A “toglierla” dai guai la difesa rappresentata dagli avvocati Linda Boscaglia e Cristian Bilotta. Il Tribunale in composizione collegiale presieduto dal giudice Carpino, ha accolto la tesi della difesa che ha dimostrato come l’imputata non avesse alcuna colpa in merito. Nonostante la richiesta della pubblica accusa di una condanna a quattro anni di carcere ridotta a due anni e otto mesi tenendo conto delle attenuanti generiche, il collegio giudicante ha assolto la 50enne per non avere commesso il fatto.
I FATTI
A febbraio del 2017 durante un controllo del territorio un ragazzo ventenne viene fermato dai militari dell’Arma di Cosenza in via De Santis. Il giovane era alla guida di una Fiat Punto di proprietà della madre. Dai controlli è emerso che la revisione della vettura era scaduta. I carabinieri non avendo dietro il blocchetto dei verbali hanno chiesto al giovane di seguirli in caserma dove è stato deciso di approfondire gli accertamenti scoprendo che il motore dell’auto risultava rubato.
In realtà i controlli hanno evidenziato la presenza di del motore rubato ma era comprensivo di matricola originale da cui erano risaliti alla denuncia di furto.
LA TESI DIFENSIVA
La difesa dell’imputata ha dimostrato come il reato di riciclaggio non fosse raffigurabile in quanto lo stesso prevede oltre alla consapevolezza del fatto che il bene che si ha a disposizione è oggetto di attività illecita, rimettendolo in circolazione debba essere occultato l’atto illecito. La difesa ha portato all’attenzione del collegio giudicante in primo luogo, al momento del fermo per il controllo della vettura non c’è stato nessun atto omissivo. Il giovane è stato invitato in caserma perchè i carabinieri erano sprovvisti del blocchetto dei verbali e, in secondo luogo, se l’imputata avesse commesso l’illecito sicuramente avrebbe provveduto a cancellare la matricola del motore o a “taroccarlo” . Essendo presente la matricola originale e l’imputata non essendo al corrente che la macchina fosse provvista di motore rubato, non può esserci reato di riciclaggio ne avere compiuto illecito. Per queste ragioni, accolte dai giudici, l’imputata è stata assolta



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