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Calabria in crisi nera, in 9 anni persi 93 mila posti e lavora un calabrese su tre. I dati di Confindustria
Nel giorno in cui anche lo Svimez fotografa una regione senza ripresa, anche Confindustria Calabria presenta dati sconcertanti attraverso la ricerca “Potenziamento e sviluppo dei Sistemi Produttivi in Calabria”.
COSENZA – Il presidente degli industriali calabresi, Natale Mazzuca, ha presentato questa mattina nella sede cosentina di Confindustria il rapporto sul ‘Potenziamento e sviluppo dei sistemi produttivi in Calabria realizzato insieme alla Provincia di Cosenza ai tempi della Presidenza di Oliverio, coordinato dall’ economista Gianfranco Viesti. Secondo lo studio, lavora solo un calabrese su tre; il peggiore risultato degli ultimi dieci anni. Inoltre, l’economia calabrese è in forte difficoltà , il Pil crolla e aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali; mentre l’export, in controtendenza rispetto al resto del Paese, fa fatica a decollare.
Dati, che passano al setaccio tutto l’operato compiuto e la spesa dei fondi comunitari. Sul tavolo, in primo piano, il nodo dell’occupazione, la questione dell’ autoimprenditorialità e formazione. Il sistema produttivo, la qualificazione e l’ innovazione attraverso conoscenze interne e la ricerca. Al centro dell’attenzione, anche, la valorizzazione del territorio: come sfruttare al meglio il patrimonio artistico, naturale e architettonico calabrese. Promuovere una ‘cultura finanziaria’, attraverso strumenti finanziari innovativi e aiuti per la certificazione del bilancio.
Permane, invece, il trend negativo occupazionale: sia per il 2013, che per i primi mesi del 2014, il tasso di occupazione ha raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni. A giugno, il tasso di lavoratori calabresi era del 38%, e non va meglio nel resto del Paese: nel secondo trimestre 2014, infatti, il tasso di occupazione registrava un tasso del 56%. Al Nord, la disoccupazione è più che raddoppiata e in Calabria è circa l’ 1,8 % di volte maggiore di quella registrata nel 2008.

Il presidente degli industriali calabresi, Natale Mazzuca
Ed è per questo che è emersa la necessità di mettere in campo azioni per le imprese, per l’edilizia, per il turismo. Lungo questi tre ‘assi’ fondamentali si muove la ricerca. “Fornisce – ha sottolineato il direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda, nel moderare i lavori – un quadro analitico delle principali misure a sostegno del sistema imprenditoriale attuate in Calabria nel ciclo di programmazione 2007-2013, acquisisce informazioni utili sui risultati di questi interventi e prova a definire nel dettaglio un insieme di azioni di politica industriale a valere sulla programmazione 2014-2020″.
Le 19 azioni strutturali vengono descritte in maniera minuziosa, dettagliandone gli step, il meccanismo di applicazione per l’amministrazione interessata e lo schema di funzionamento per le imprese. Interessano i principali asset dello sviluppo: il capitale umano, con azioni concrete su occupazione, autoimprenditorialità , formazione; il sistema produttivo, con la qualificazione e l’innovazione attraverso l’acquisizione di conoscenze esterne, la ricerca con il coinvolgimento dei centri di ricerca, l’internazionalizzazione; il territorio, con azioni di valorizzazione del patrimonio artistico, naturale e architettonico della Calabria e un occhio particolare ai parchi nazionali, gioielli naturali da riscoprire con e per il turista; il credito, con il rafforzamento patrimoniale delle imprese attraverso una nuova “cultura finanziaria”, strumenti finanziari innovativi, aiuti per la certificazione del bilancio; l’habitat, con incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici, pubblici e privati.
«Al di là delle politiche regionali – ha dichiarato il presidente degli industriali calabresi, Natale Mazzuca – la Calabria deve diventare tema fondamentale della politica nazionale anche alla luce di quello che è stato definito nella Legge di Stabilità dove non c’è traccia di impegni per il Sud che rimane l’unica vera riserva di crescita per l’intero paese. Non bastano i fondi comunitari. Senza le risorse ordinarie non si risolvono i problemi atavici. A scuole, asili, infrastrutture materiali ed immateriali deve pensare lo Stato. Bisognerebbe capire che fine ha fatto il Fondo di Sviluppo e Coesione perché abbiamo l’impressione che venga utilizzato come bancomat per le emergenze del Centro-Nord. Che fine ha fatto la quota di cofinanziamento nazionale sottratta alla programmazione comunitaria del 2014/2020 per Calabria, Campania e Sicilia? ».
Per il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Occhiuto «i fondi strutturali fino ad ora non hanno creato reale sviluppo. E’ una favola che il Sud abbia intercettato più risorse di quante gliene spettassero. Allo stesso tempo però come classe dirigente dobbiamo fare autocritica e imparare dagli errori fatti. Occorre puntare sulle bellezze e vocazioni del territorio, rilanciarlo, mettendo in piedi politiche utili per i cittadini e per tutto il sistema economico. Lo sviluppo delle attività imprenditoriali, della connessa occupazione, può portare fondamentali risultati indotti in termini di inclusione sociale, aumento della qualità urbana, tutela e valorizzazione dei beni culturali e dell’ambiente».
Il rapporto è stato presentato dall’economista Gianfranco Viesti che ha posto l’accento sulla deriva delle politiche di austerità che hanno significato maggiori tributi per i cittadini, allargando la base della povertà per le famiglie del meridione d’Italia. «Manca una politica di indirizzo nazionale per il Sud. Sono necessari interventi mirati con incentivo al cambiamento, con scelte utili a sviluppare l’internazionalizzazione, l’innovazione, il turismo. Per il settore edile si rende necessario puntare al recupero, all’efficienza energetica, per l’agroalimentare ad un progetto nazionale di commercializzazione. Gioia Tauro è un problema nazionale, non regionale, che se affrontato con politiche ad hoc può diventare una risorsa per il Paese».
E’ stato il Dirigente Generale della Programmazione Nazionale e Comunitaria Paolo Praticò ad entrare nel merito della programmazione comunitaria 2014/2020, enfatizzando criticità ed opportunità che possono essere immediatamente colte. «Non partiamo da zero – ha sottolineato Praticò – con il Por recentemente approvato abbiamo voluto operare delle azioni di concentrazione: da 180 linee siamo passati ad un centinaio
Il convegno è stato concluso dal presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. «Deve crescere una nuova cultura dello sviluppo. Stiamo lavorando su più fronti, non solo sui fondi comunitari ma anche nel confronto con il Governo teso a definire un vero e proprio patto per la Calabria. Sarà importante individuare gli ambiti di intervento e stabilire in maniera certa le risorse destinate. Il lavoro che stiamo facendo con la struttura regionale è quello di definire e mettere a punto le procedure necessarie in maniera tale da poter essere immediatamente operativi massimizzando le ricadute sul territorio».
La ricerca “Potenziamento e sviluppo dei Sistemi Produttivi in Calabria” descrive in maniera minuziosa le diciannove azioni strutturali per la crescita del territorio, dettagliandone gli step, il meccanismo di applicazione per l’amministrazione interessata e lo schema di funzionamento per le imprese. Interessano i principali assets dello sviluppo: il capitale umano, con azioni concrete su occupazione, autoimprenditorialità , formazione; il sistema produttivo, con la qualificazione e l’innovazione attraverso l’acquisizione di conoscenze esterne, la ricerca con il coinvolgimento dei centri di ricerca, l’internazionalizzazione; il territorio, con azioni di valorizzazione del patrimonio artistico, naturale e architettonico della Calabria e un occhio particolare ai parchi nazionali, gioielli naturali da riscoprire con e per il turista; il credito, con il rafforzamento patrimoniale delle imprese attraverso una nuova “cultura finanziariaâ€, strumenti finanziari innovativi, aiuti per la certificazione del bilancio; l’habitat, con incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici, pubblici e privati.



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